Nel decennio scorso l’abazia di Praglia è stata al centro di
un contenzioso internazionale del quale poco si è saputo e poco si è parlato. Si
tratta della rivendicazione, da parte dei benedettini di Praglia, della tenuta
di Dajla, situata nella diocesi di Pola e Parenzo.
Il trattato di Osimo, le cui trattative erano state condotte
riservatamente, fu firmato da Mariano Rumor e Milos Minic il 10 Novembre del
1975 con efficacia nel 1977. Esso stabiliva definitivamente i confini tra
Italia e Jugoslavia chiudendo un contenzioso che risaliva alla fine di WW2
quando le truppe di Tito avevano invaso e poi ottenuto vari territori
dell’Istria e della Dalmazia.
In tali circostanze era stato anche nazionalizzato il
monastero di Dajla i cui frati erano stati arrestati e mandati ai lavori
forzati. Tale monastero era stato fondato proprio dai benedettini di Praglia a
metà del 1800 avendone ricevuti i terreni in eredità dal conte Francesco
Grisoni. E in conseguenza del trattato di Osimo i benedettini di Praglia
avevano ricevuto un risarcimento pari ad 1,7 miliardi di lire.
Ora, nel 1991 il Vaticano era stato tra i primi stati a
riconoscere ufficialmente la Repubblica della Croazia indipendente e ciò aveva
dato avvio, in un quadro di buoni rapporti diplomatici, ad un processo di
denazionalizzazione che aveva assegnato alla diocesi di Pola e Parenzo la nuova
proprietà della tenuta.
Alla luce di tale nuova condizione giuridica il vescovo di
Pola, monsignor Milovan, aveva trattato la vendita dei terreni a soggetti
austriaci interessanti ad uno sfruttamento turistico della tenuta. Ciò però
avveniva ignorando le rivendicazioni proprietarie dei benedettini di Praglia, i
quali nel 2006 portarono il caso in tribunale.
Papa Benedetto XVI, investito del problema che assumeva via
via proporzioni sempre più preoccupanti dopo la presa di posizione ufficiale
della chiesa croata creò una apposita commissione di giuristi ed esperti
prelati i quali alla fine riconobbero il diritto italiano di rientrare in
possesso dei beni e dei risarcimenti.
Il 6 Luglio del 2011 il vescovo croato venne sospeso, in sua
vece venne nominato un commissario ad actum (cioè con valore solo per tale
atto) il quale firmò l’apposito accordo predisposto dal nunzio apostolico dei
Balcani.
La vicenda avveniva durante l’iter per l’entrata della
Croazia nella UE e le autorità croate enfatizzarono l’aspetto politico del
problema. A partire dal Presidente Stjepan Mesic le autorità croate alzarono la
voce denunciando un supposto tentativo italiano di mettere in discussione gli accordi
di Osimo e tale vertenza politico-diplomatica giunse al punto di dichiarare
nulli i provvedimenti di denazionalizzazione. I beni in questione ritornarono
pertanto di proprietà dello Stato croato e al Vaticano non rimase che impugnare
la decisione (soverchiando di fatto il ruolo della chiesa croata). Ma il bello
della vicenda è che il Vaticano vinse la causa proprio nei tribunali croati
riottenendo così l’assegnazione dei beni alla Chiesa locale e… in cauda venenum…
quando la diocesi di Pola si fece avanti per riscuotere i diritti di proprietà
conseguenti a tale sentenza si scoprì che intanto proprio i benedettini di
Praglia negli anni precedenti avevano
aperto, alla chetichella, una società a responsabilità limitata denominata Abbazia
che permise loro di incamerare finalmente sia il risarcimento che i diritti sul
monastero.
PECUNIA NON OLET
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Nell’abbazia padovana
dopo il chiostro pensile e la sala capitolare si approda al refettorio
monumentale. In questa sala ampia e solenne si sono tenute e si tengono le
riunioni degli abati priori di vari monasteri e, forse proprio per questo, il
tema del potere e delle sue lusinghe appare citato ripetutamente nelle
decorazioni lignee degli scranni. Ebbene in questa sala vari stemmi, imprese e
cifre, creano un gioco di significati che stuzzica lo spirito e certamente
illumina ed ispira le astuzie di un potere millenario che nei secoli ha
imparato a vincere con la discrezione: BIS PECCARE IN BELLO NON LICET.
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http://omniavulnerant.over-blog.it/article-l-attimo-colto-a-praglia-nel-2001-109528343.html
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