A chi, come me nell’età della pensione, si diverte a cercare verità scomode del recente passato, risulta laborioso stilare un elenco dei complotti. Ma certamente, veri o falsi che siano, non manca il piacere della lettura. E’ il caso del seguente la cui curiosità mi è stata stimolata da una brevissima citazione contenuta nel libro di Mario Pacelli: STORIE DELL’ITALIA REPUBBLICANA.
Caso Fenaroli
Maria Martirano, moglie di Giovanni Fenaroli, impresario
milanese, viene trovata mora l’11 settembre 1958 a Roma nel suo appartamento di
via Monaci 21.
Strangolata e col cofanetto dei gioielli vuoto si pensa a
rapina. Ma Egidio Sacchi, dipendente dell’impresa maritale parla dopo un paio
di mesi e dice che si tratta di assassinio su commissione del marito che,
avendo l’azienda in crisi voleva incassare l’assicurazione sulla vita della
moglie, assicurazione della quale era beneficiario. Allo scopo l’elettrotecnico
milanese Raul (o Raoul) Ghiani si era recato a Roma in aereo sotto falso nome.
Il mediatore tra Fenaroli e Ghiani era stato tale Carlo Inzolia.
Fenaroli e Ghiani, quali mandante ed esecutore, furono
condannati all’ergastolo nel Giugno 1961. Inzolia prese 13 anni per complicità
ottenendo poi la libertà nel 1970. Ghiani fu graziato nel 1983 mentre Fenaroli
è morto in carcere nel 1975.
**
Secondo Pacelli dietro a questo caso appare l’ombra dei
servizi segreti. E lo inquadra tra gli esempi di come, nella storia
repubblicana, i politici abbiano sfruttato i servizi per le proprie lotte
interne. Egli sostiene che il caso è caratterizzato da una doppia verità: la
Martirano sarebbe stata uccisa da agenti del SIFAR per evitare un ricatto nei
confronti dei dirigenti ITALCASSE. Ciò sarebbe attestabile soprattutto dall’esistenza
di intercettazioni telefoniche di Fenaroli. Il fascicolo che le conteneva era
andato distrutto, ma esisterebbe anche un altro riscontro nelle memorie del
generale De Lorenzo. In esse si attesta un intervento di Segni (futuro presidente
della Repubblica) sul generale (capo dei servizi segreti militari) per
sollecitare le intercettazioni al fine di soddisfare una precisa richiesta di
controllo su Fenaroli portata avanti dall’avvocato Francesco Carnelutti.
(Costui è un potente giurista, autore tra l’altro del Codice di Procedura
Civile del 1942, docente di diritto industriale e persona che ebbe una grande
influenza nella formazione di Segni stesso).
L’aspetto curioso e paradossale è che Carnelutti fu avvocato
difensore di Fenaroli.
A spiegare l’intervento dei vertici riservati dello Stato in
un caso di omicidio apparentemente simile a tanti altri era l’ENI di Enrico
Mattei, coinvolta nella vicenda perché il supposto ricatto di Maria Martirano
avrebbe messo in circolazione documenti top secret e compromettenti
precedentemente rubati da Fenaroli stesso. Mattei infatti finanziava illegalmente
Gronchi attraverso Italcasse.
***
Nel 1995 tornò ad occuparsi di tutto questo Antonio
Padellaro il quale scrisse e pubblicò una ricostruzione fondata sui materiali
fornitigli da Enrico De Grossi. Costui era stato agente del SIFAR di alto
livello negli anni dell’assassinio ma, coinvolto in una rischiosa disavventura
durante una missione segreta in Ungheria, fu dimissionato con rancore. Alla
fine un po’ il rancore, un po’ la sete di verità e un po’ la pensione,
porteranno De Grossi ad una inchiesta capace di mettere in luce i veri
retroscena.
****
Padellaro ne ha dato voce giornalistica nel suo libro NON
APRITE AGLI ASSASSINI, ma senza suscitare a suo tempo particolari clamori. Ora
Pacelli, col suo accenno di pagina 88 sembra dare autorevole conferma.