Leggo e traggo spunto mnemonico da Il ROMANZO DELLA CANZONIE ITALIANA, di Gino Castaldo. Einaudi Stile Libero 2018.
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Francesco De Gregori da giovane aveva il fascino della
purezza. Era alto, portava “capelli
lunghi e ricci come un Gesù della sinistra extraparlamentare”(pg 214). Siamo nel 1973 quando arriva Alice che guarda i gatti e i gatti guardano nel sole,
mentre il sole fa l’amore con la luna, uno dei tanti versi che impongono il
suo nuovo modo ironico e surreale di verseggiare. C’è un po’ di Lewis Carrol e
un mandala vuaieristico.
Ricordo ancora
quell’emozione qui a Valdagno nello juke box del DAM. Gli operai nel
dopolavoro, reduci da grandi lotte sindacali, si preparavano ad affrontare la
crisi petrolifera con le domeniche senz’auto. Ma non mi sembravano
particolarmente affascinati da gatti di Alice, piuttosto dall’INTER di
Albertosi, Burgnich, Facchetti, Mazzola ecc. oppure il Lanerossi Vicenza
qualificato per la coppa UEFA. Mentre la squadra del cuore, il Marzotto
Valdagno, aveva già imboccata la strada del declino finale.
Allora non coglievamo che il giovane cantautore romano si
rifaceva a Bob Dylan per la semplice ragione che non conoscevamo molto Bob
Dylan, se non di fama, ma non ricordo che un suo disco sia mai stato nello Juke
Box. Per noi i BEATLES esistevano ancora, non andavamo per il sottile.
Imbracciavamo però da qualche anno la chitarra e strimpellavamo in particolare Fabrizio
de André. I suoi versi erano comprensibili e straordinariamente motivanti.
Pensavamo, all’inizio, che i due autori fossero quanto di più lontano e
incompatibile ma subivamo il fascino di quelle metafore. E non sapevamo che i
due si stavano conoscendo al Folkstudio ed avrebbero iniziato il sodalizio in Gallura
che avrebbe poi prodotto La cattiva
strada, Canzone per l’estate e Oceano.
Ma la canzone di De Gregori che mi è rimasta di più è Buonanotte fiorellino, che canto ancora
oggi. Ebbene scopro dal libro di Castaldo che è derivata da Winterlude di
Dylan...
Ma devo dire che trovo più bella quella di De Gregori, almeno musicalmente,
mentre per i testi c’è di mezzo lo slang americano di Dylan che mi rende
difficile la traduzione. Però l’ultimo verso contiene il telefono, la sabbia e
i fiocchi di neve nonché il clima di dolcezza amorosa che accomuna le due
canzoni.
Winterlude, Winterlude, my little daisy,
Winterlude by the telephone wire,
Winterlude, it's makin' me lazy,
Come on, sit by the logs in the fire.
The moonlight reflects from the window
Where the snowflakes, they cover the sand.
Come out tonight, ev'rything will be tight,
Winterlude, this dude thinks you're grand.
Winterlude by the telephone wire,
Winterlude, it's makin' me lazy,
Come on, sit by the logs in the fire.
The moonlight reflects from the window
Where the snowflakes, they cover the sand.
Come out tonight, ev'rything will be tight,
Winterlude, this dude thinks you're grand.
Vuoi mettere “come out
tonight” con “buona notte, questa
notte è per te”?
Bravo Francesco. Sono da sempre d’accordo con te: gli uccellini
nel vento non si fanno mai male, hanno ali più grandi di me. E dall’alba al
tramonto sono soli nel sole. Buonanotte, questa notte è per te!
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