In questo anniversario Il Presidente Mattarella ha
concentrato in tre parole il suo intervento: dolore, ricordo e verità. E’ la
quarantesima volta che la Repubblica rinnova queste parole, ma la novità quest’anno
sta nella fusione del rito commemorativo tra Ustica e Bologna. Essa è stata
rappresentata chiaramente sul piano simbolico dalla visita che Mattarella ha
fatto in una data intermedia tra i due anniversari, con un cerimoniale rivolto
ad entrambi. A mio avviso Mattarella è un presidente che su questo piano
(quello della commemorazione delle vittime per stragi) si muove con la migliore
efficacia simbolica e il miglio tatto. E forse ciò gli deriva dalla autenticità
del proprio sentimento. Ma lo trovo anche sottile sul piano politico. E, nel
mio piccolo, me ne compiaccio. Spero di non dovermene ravvedere un domani, ma
per il momento dispongo solo delle fonti ufficiali e trovo che si muova nella miglior
direzione. Ad esempio il suo discorso, che è disponibile sul sito della
Presidenza della Repubblica. Bene, grazie presidente Sergio.
Come dicevo Giovedì scorso sono state ricordate in una unica
messa e in un unico programma cerimoniale le vittime delle due stragi. Il
Presidente ha omaggiato la Città di Bologna in quanto sede/obiettivo delle
sanguinarie manovre eversive; idem per le Ferrovie dello Stato e poi ha incontrato
Bonfietti (Ustica) e Bolognesi (2 Agosto ’80).
Non tutto il sistema mediatico ha condiviso questa
impostazione. Anzi la Rai ha mandato in prima serata un servizio ben fatto per
quanto riguarda la testimonianza delle vittime, ma solo su Bologna. In questo
modo si perde il principale valore di questo quarantennale, ma non mi è chiaro
se ciò sia dovuto ad impreparazione o dissenso. Certo che quel servizio ha
ribadito solo la verità ufficiale, ovvero quella giudiziaria, mutilando l’informazione
sul legame tra le due stragi.
Ora la verità giudiziaria, per quanto lunga, difficile e
forse anche eroica sia stata la tribolazione che l’ha generata, è molto più
arretrata delle inchieste e delle ricostruzioni giornalistiche disponibili. Ne
è un esempio il libro appena uscito di Chicchiarelli (scomodo per altre inchieste
ma non per questa) che tale legame lo esamina e spiega egregiamente nelle sue
seicentocinquanta pagine.
Il libro è stato presentato al pubblico nientemeno che da
Augias poche settimane fa e negli ultimi tempi l’autore non è più trattato come
un outsider poco affidabile. Bene. Penso che sia un segno positivo verso la
verità, la quale è la terza delle parole scelte dal Presidente, ma è la prima
per coloro che come me credono in questa Repubblica e vorrebbero lasciarla
senza debiti di trasparenza nelle mani di figli e nipoti.
Stando alla comunicazione televisiva quindi questo
quarantesimo della strage mostra ancora una associazione delle vittime di
Bologna arroccata su posizioni ostili alla pista straniera e questo al fine di
difendere i risultati dell’inchiesta sui mandanti e perpetuare il sentimento
democratico che l’ha sostenuta. Ma questa visione se da un lato può andar bene
per consolidare nell’opinione pubblica un giusto orientamento, dall’altro
rischia di frapporre oggi un limite alla ricostruzione storiografica.
Le piste estere non sono una sola e la pista che a suo tempo
mise fuori strada i magistrati fu quella di Elio Ciolini che conteneva grandi
fregnacce ma anche elementi di verità e rispondeva ad un progetto di sabotaggio
dell’inchiesta per conto dei servizi francesi.
In realtà di piste straniere ce sono più di una e possono
portare in almeno tre diverse direzioni: Pista Palestinese (Thomas Kram), Pista
Libica (USTICA & BOLOGNA) e Pista Libanese (campi addestramento falangisti
italiani).
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