E' stato sospeso l'obbligo di green pass e mascherina all'aperto, ma in piazza la indossano ancora otto su dieci. Evidentemente il messaggio ansiogeno e stato molto efficace. Confindustria invoca il permanere dell'obbligo anche in fabbrica addirittura all'aperto. Sa perfettamente che la mascherina non filtra né i virus né le polveri inquinate dalle emissioni industriali, sa perfettamente che è come mettere un cancello per tenere fuori le formiche, ma sa anche che ha un effetto di sottomissione psicologica di massa. E il resto della settimana è ancor più avvilente.
Il 1 Maggio è trascorso in modo avvilente con un vertice
sindacale mentalmente cooptato nelle logiche di governo globalista con un
mainstream sempre più servile intento a
nascondere i giochi del governo. E stata data una inutile enfasi al concertone perché
le cose da NON dire erano sostanzialmente due:
1 – L’Italia è costretta a subire il sesto pacchetto di
sanzioni col conseguente aggravamento recessivo e l’ entrata nella fase post
Covid non comporterà, contrariamente a quanto millantato sinora, alcun
rilancio.
2 – La cessazione delle ostilità belliche si potrebbe ottenere anche subito, ma gli americani non le vogliono e l'Europa si adegua. Il pallone gonfiato dell’emergenza bellica si sta sgonfiando
da tempo. Gli accordi di neutralità ucraina già raggiunti in Turchia sono stati
confermati dalla trattativa segreta di Zelensly . Costui ha anche scaricato i
falchi AZOV che tenevano in ostaggio donne e bambini nei sotterranei USA/NATO
di Mariupol in cambio della esfiltrazione (salvataggio clandestino) di alcuni
importanti quadri dei servizi americani e francesi. Quindi dopo l’uscita
dei civili avverrà la presa di possesso dei locali da parte dei russi ottenendo
cosi l’obiettivo della de-nazificazione.
Si profila quindi la già prevista vittoria di Putin; ma l'occidente la nega perché la teme. Essa non va trasformata in effetto annuncio perché l’asse atlantista
intende usare l’effetto placebo derivante dalla comunicazione ansiogena, effetto che é ancora vivo sull’opinione pubblica europea tanto da renderla disponibile per ogni disagio, compreso l’impatto negativo sulle bollette dovuto alla transizione da metano siberiano a Shale Gas americano.
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Ora a settanta giorni dall’inizio della operazione militare
ucraina si avvicina la data simbolica del 9 Maggio. Una data che, qualora coincidesse con la fine del conflitto e la
liberazione di Mariupol, avrebbe un impatto celebrativo sgradito all’occidente.
Per questo abbiamo la Ue che tenta di
inserire nell’ultimo pacchetto di sanzioni, cioè nuove regole commerciali definite
al di fuori del WTO, un discrimine tra Santa Sede e Chiesa ortodossa russa. Si
tratterebbe di una ulteriore rescissione dei legami che potrebbero integrare la
Russia con l'Europa. Ma il fronte atlantista non vuol saperne e quindi introduce
quanti più elementi divisivi nei tavoli di dialogo, tra i quali il tema della omosessualità. Lo dicono apertamente i pope ortodossi. Di questo andazzo se ne lamenta pope Francis in una intervista
al Corriere della Sera: “L’abbaiare della
NATO alle porte della Russia ha indotto il capo del Cremlino a scatenare il
conflitto.” Aggiungendo poi che in
quel conflitto si stanno provando le armi e il commercio degli armamenti. Si tratta chiaramente di uno scandalo. Ma silenziato.
In ogni caso Pope Francis, dopo aver fatto il solenne e
formale atto di andare personalmente all’Ambasciata Russa, ora si
dichiara disponibile ad andare a Mosca ed incontrare Putin invece che Zelensky. Si trova anche lui costretto a comunicare per gesti eclatanti visto che i media non gli danno spazio.
Il Giornale di Vicenza fa il gioco delle tre carte in
seconda pagina per attutire il calcio sugli stinchi americani che tali parole
costituiscono. E lancia un finto scoop sul fatto che il vicentino Parolin
potrebbe essere il futuro papa. Un esempio che dimostra che le balle e le sciocchezze non vengono solo dalle veline militari,
ma sono proprio i giornalisti che ci
mettono creatività e fantasia.
Gli analisti tipo Pelanda ammettono di fatto che i rischi di
recessione sono pesanti. Si ammette cioè che sta accadendo il contrario di quello che si era detto per far passare le restrizioni
anti Covid sul sistema produttivo. Si profila un biennio di forte rischio inflattivo,
calmierarlo richiede stanziamenti tra i 40 e i 60 miliardi di euro. Una
crescita superiore del nostro PIL potrebbe ridimensionare tale fabbisogno di 7 – 8 miliardi, ma le sanzioni ce la
impediscono.
Su questo l'analisi di Pelanda, che non è certo uomo di sinistra, è chiara e spietata: rischiamo un impoverimento sociale che arrecherà danni al sistema produttivo. Ci vorranno almeno due anni per la sostituzione
del gas russo. Non si arriverà ad equilibrio prima del 2024. Il passaggio all’approvvigionamento
da fonte americana ci espone ancor più al rischio di scarsità globale del gas. Perciò
occorre accelerare sulle rinnovabili. Occorre anche mettere mano alle risorse
metanifere del nostro mare italiano.
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Look at the italian people... finally the flock disobeys: they have been told to remove the muzzle, and they contyibue to wear it.