Kossovo,
incidenti a Zvecan. In settimana sono arrivate notizie di scontri tra
manifestanti e strutture preposte all’ordine pubblico nel nord del Kossovo.
Sarebbe stato coninvolto in particolare personale italiano in missione.
L’epicentro degli scontri è un luogo di popolazione e cultura SERBA, Zvekam
(che si scrive cosi per translitterazione dal cirillico nel nostro alfabeto). Si
tratta di un comune di oltre sedicimila abitanti nel nord del Kossovo. In ballo ci
sono i rapporti di convivenza tra l’etnia albanese e quella serba.
Sul
Kossovo, regione della ex Jugoslavia autodichiaratasi paese indipendente, grava dal 1999 un contenzioso internazionale
per il suo definitivo riconoscimento internazionale e per il momento esso è
ancora, stando in punta di diritto internazionale, un territorio sottoposto
all’amministrazione provvisoria da parte dell’ONU.
Il
23 Aprile si sono tenute delle elezioni amministrative, indette dal governo di
Pristina per la elezione dei nuovi sindaci, elezioni che non vengono
riconosciute dalla popolazione locale la cui partecipazione al voto non è
andata oltre il tre e mezzo percento.
Fino
a qualche tempo fa il conflitto diplomatico sembrava essersi avviato ad una
composizione fondata sullo scambio tra l’entrata della Serbia nella UE e il
riconoscimento del Kossowo. Ma la guerra ucraina ha fatto saltare tale
prospettiva perché la NATO non gradisce. La Serbia ha infatti una forte
tradizione di integrazione militare con la Russia.
Ora
è arrivato il nodo al pettine perché c’è la scadenza formale della mediazione
ONU/UE e non sono chiari i termini per un suo rinnovo. In questo contesto io faccio
fatica a non leggere quanto avvenuto come una provocazione. Un incremento della
tensione giustificherebbe infatti una militarizzazione e una conseguente
composizione autoritaria del conflitto. Magari fondata sulla repressione dei
serbofoni.
Spero
con tutto il cuore di sbagliarmi.
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