Con l’operazione Charlie Hebdo/Iper Cosher l’opinione
pubblica è stata efficacemente mobilitata dai media internazionali in favore
delle vittime: giornalisti, civili inermi, cittadini comuni ebrei. La stampa
internazionale, o meglio il ceto dei giornalisti, è stato completamente
galvanizzato sul tema della difesa del diritto di parola e del diritto di
satira. L’enfasi emotiva è stata posta soprattutto sulla necessità per
l’occidente di salvaguardare i valori liberali difronte all’attacco
terroristico che ad essi viene mosso dal fenomeno islamista non più
geolocalizzato in Medio Oriente, ma in casa europea.
Alcune considerazioni. La vicenda ha dato lo spunto ad
alcuni commentatori indipendenti per dire con chiarezza che sul piano geo
strategico ISIS è una conseguenza della decisione di Bush nel 2003 di attaccare
Saddam Hussein e dell’appoggio che Obama ha dato ai ribelli siriani per
abbattere Assad. Anche la distruzione della Libia ha contribuito alla
riorganizzazione delle forze islamiste radicali.
L'analisi, già da tempo acquisita nelle riviste specialistiche,
secondo la quale dietro ISIS ci sono gli interessi strategici della autocrazie
arabe (saudite in particolare) le quali non vogliono che si diffondano modelli
parademocratici nei paesi arabi decisivi per il petrolio, è stata praticamente ignorata. Ciò ovviamente è legato ai condizionamenti strategici che quei paesi sono oggi in grado di esercitare sull'Occidente. Ne è un esempio il Qatar per gli investimenti finanziari in Italia (Alitalia). Lo stesso Renzi durante i fatti francesi era in visita di Stato presso gli Emirati.
Il gesuita Bergoglio, oggi papa Francesco, ha commentato i
fatti parigini con parole che si distinguono dal coro dei paesi NATO. Egli ha
detto: “L’attentato di ieri a Parigi ci fa pensare a
tanta crudeltà, crudeltà umana; a tanto terrorismo, sia al terrorismo isolato,
sia al terrorismo di Stato. Ma la crudeltà della quale è capace l’uomo!
Preghiamo, in questa Messa, per le vittime di questa crudeltà. Tante! E
chiediamo anche per i crudeli, perché il Signore cambi il loro cuore”. Che significa “terrorismo di stato”? Quale
Stato pratica il terrorismo?
Il giorno dopo la manifestazione parigina con annesso
vertice WW3, Pope Francis ha commentato ufficialmente i fatti in quanto capo di
stato attraverso un discorso alle diplomazie. I telegiornali italiani ne hanno
dato notizia focalizzando una sorta di appello all’ISLAM affinché vengano fatte
dichiarazioni formali per una presa di distanza dalle pratiche violente. Non
traspare una condivisione emotiva all’enfasi parigina.
Gli americani hanno espresso piena solidarietà ma senza
stare al gioco enfatico della libertà di satira. Evidentemente non vogliono
turbare i sauditi che sono sostenitori della linea neo-iconoclasta. Obama non ha
partecipato alla marcia parigina dando un segnale di non entusiasmo verso
l’operazione. Il tema relativo alla partecipazione di Lavrov, partecipazione che
era stata annunciata più volte nella giornata di sabato, non è stato ripreso
nelle cronache e nei commenti del giorno successivo. Che è successo? Qual è stato
l’atteggiamento della Russia verso il vertice? Putin è un partner formidabile
nella lotta al terrorismo jihadista, ma l’informazione si è guardata bene dal
nominare Putin, negli elenchi delle precedenti azioni terroristiche non ha mai
incluso la strage di Beslan (172 bambini, 380 corpi) e la posizione di IRAN e
SIRIA sull’attentato e sul vertice. Pensavo fosse un comportamento obbediente
ai desideri di Washington, (perché Putin dopo l’11 Settembre aveva proposto
agli americani una collaborazione contro il terrorismo islamico, ma Bush decise
di fare da solo per tenere fuori la Russia dallo scenario arabo-petrolifero) ma
forse non è così; c’è dell’altro da analizzare. Aspettiamo un po’ di tempo.
Putin però ha ribadito anche in questa occasione la disponibilità
della Russia a collaborare. Questo lo spot ufficiale:
Russia Today, espressione di una comunicazione non
allineata, ha trasmesso in diretta la telecronaca della marcia parigina. L’ha
chiamata Unity March to pay tribute on the victims of the terror attacks that
killed 17 people, including journalists and policeman.
I relativi talk show testimoniano la consolidata esistenza
di un sentimento diffuso in Europa, anche se ancora minoritario: quello di
ritenere gli atti di terrorismo in occidente come episodi non spontanei ma
programmati in funzione WW3.
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