LA STAMPA di ieri parla di onda globale del terrore, con
riferimento ad ISIS. Ci sono stati infatti tre attentati uno in Q8, uno in
Francia e uno, grave, contro i turisti sulla spiaggia in Tunisia.
Domenico Quirico dice che i ns mondo scricchiola. Molinari
osserva che l’America è indifferente e ci sono vari reportage che parlano di
boia del califfo in Europa, terroristi della porta accanto ecc. (voglia di mainstream)
L’interno mette a fuoco innanzitutto l’attacco col mitra ai
turisti nella spiaggia di Soussa.
Un analista da Parigi ci ricorda che i terroristi si radicalizzano
davanti alla televisione o davanti a computer per poi agire da soli.
L’attentato a Q8 CITY ha visto invece un kamikaze tipico
entrare in moschea, farsi saltare causando 25 morti.
A pagina 7 del Sole24ore un’analisi di Alberto Negri ci ricorda
che Martedì 30 Giugno dovrebbe essere firmato l’accordo internazionale sul
nucleare con la conseguente entrata in gioco dell’IRAN a tutti gli effetti
sulla scena internazionale. Nel suo schema lo scontro è tra Arabia Saudita e
IRAN e siamo ad un punto di svolta. L’oscurantismo saudita favorisce un islam
arretrato culturalmente mentre lo sciismo iraniano è più avanzato, ma
costituisce una roccaforte antioccidentale.
Egli definisce la coalizione internazionale anti ISIS una
fiction filo sunnita che in realtà ha più interesse a lasciare stare il
califfato in quanto nemico di IRAN. Altro che bombardare.
L’espansione del califfato è la conseguenza di un errore dell’occidente
con la invasione e la distruzione dell’IRAQ. Un errore aggravato dalla
disarticolazione della Siria, dello Yemen e la distruzione della Libia. Gli USA
non dipendono più dal petrolio arabo e vogliono guidare da dietro la
transizione. Perciò la guerra al terrore è una balla ambigua che mette in mezzo
l’Europa.
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Il Fatto Quotidiano di oggi rende onore a Pope Francis per la sua
enciclica, con una gran foto in centro pag. E all’interno, sotto il suggestivo
incipit “Vaticano Segreto”, dedica un ampio servizio ai suoi nemici interni.
Tra questi, oltre ai ben noti Bertone e Ruini, mette anche in risalto Ettore
Scola. In pratica c’è un Bergoglio para marxista assediato da chi non vuol
cambiare (Opus Dei compresa). Sempre all’interno c’è anche un fondo che
accomuna Bergoglio e Berlinguer sul tema dell’austerità.
Sul GDV invece, Pelanda, alla luce del precipizio greco, ci ricorda che le uniche misure
anticrisi efficaci sono basate sulla crescita (e non sulla finanza). Le sue
note come noto, servono a mettere in riga la confindustrietta locale e, com’è
altrettanto noto, a tranquillizzare gli americani (non solo quelli della Base).
Può apparire sorprendente invece, (sempre sul GDV) la
polemica contro la ministra della Difesa (Pinotti) la quale ieri non ha
rinunciato al suo ruolo di bellina renziana partecipando al talk show di regime
invece di recarsi all’Ossario del Pasubio per inaugurarne la ristrutturazione
centenaria.
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Il
GDV in questo caso sostiene Variati (sindaco PD di Vicenza) nel suo sforzo
antiautonomista e coglie l’occasione della cerimonia di sapore nazionalista
disertata per sottovalutazione. La verità però è più complessa e ci lascia solo
supporre che la ministra abbia dovuto trattenersi per l’emergenza terrorismo in
Tunisia e in Francia.
Il Mossad, si sa, riposa al Sabato, non di Domenica…
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Ripartono
gli scontri TAV.
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A
Vienna rinvio della firma sugli accordi per il nucleare iraniano.
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Sulla crisi greca i telegiornali odierni hanno parlato a
vanvera. Il quesito è stato reso noto in serata e sottopone al popolo i due
documenti dei creditori (cioè la troica contro la quale il governo è stato
eletto). Il primo ministro stesso invita a votare NO.
Joseph Stiglitz, ex vicepesidente della Banca Mondiale e accorato
oppositore della finanza creativa monetarista, si esprime su sito del THE
GUARDIAN. Egli sostiene che pur essendo drammatici entrambi gli scenari (quello
del SI e quello del NO) scegliendo il NO la Grecia, con la sua forte tradizione
democratica, potrebbe almeno prendere in mano il proprio destino guadagnando l’opportunità
di disegnare un futuro di speranza. Cosa questa che viene negata dalle torture
del presente.