La lettura del libro
LA MACCHINAZIONE, scritto da David Grieco sul caso Pasolini, offre en passant
un curioso richiamo ad una vicenda ormai dimenticata.
Mi precipito a riprendere
vecchi libri e ritagli.
Un anno dopo lo scandalo P2, nell’Italia del 1981 scoppia una
bomba mediatica all’Unità.
Marina Maresca, giovane cronista proveniente dalla redazione
napoletana, diviene amante di un uomo sposato che lavora all’ufficio Affari
Riservati del ministero dell’Interno: Luigi Rotondi. Costui la convince di
avere la prova della trattativa tra Cutolo e DC per la liberazione di Ciro Cirillo,
rapito dalle BR.
Si tratta di un
documento del Ministero degli Interni che proverebbe l’intervento e le
responsabilità del Ministro Vincenzo Scotti.
A differenza di Grieco, che fiuta subito la bufala quando
Rotondi non si presenta ad un apposito appuntamento, il direttore dell’Unità Claudio
Petruccioli si illude di avere per le mani un Watergate italiano e pubblica il
documento.
Petruccioli è abbagliato dall’idea di poter sputtanare la DC
dimostrando che tre anni prima aveva lasciato uccidere Moro con la scusa di non
voler trattare coi brigatisti in nome della fermezza per poi invece trattare
meschinamente per Ciro Cirillo. In tal caso cosa avrebbe promesso a Cutolo in
cambio della mediazione coi brigatisti?
***
Il documento si rivelò senza ombra di dubbio falso alla prima
verifica e Vincenzo Scotti, ingiustamente diffamato, chiese al quotidiano del
PCI un risarcimento di due miliardi di lire.
Maresca perse il posto all’Unità e anche Petruccioli decadde
da Direttore. E quando, più avanti, si scoprì che una trattativa c’era
effettivamente stata l’impatto della notizia era già stato attutito.
L’Unità sette anni dopo, sotto la direzione di D’Alema pubblicò
un libretto-inchiesta che posseggo ancora ove rivela che a preparare il falso
documento fu la Camorra di Cutolo. Evidentemente l’operazione che coinvolse la
giovane giornalista era sintonizzata con il Ministero degli interni e mirava al
controllo repressivo della comunicazione sul caso Cirillo.
La medesima pubblicazione rivela anche che la contropartita
cutoliana sarebbe stata la sua stessa scarcerazione. All’epoca pertanto passò sotto minore attenzione che il presidente Pertini – suppongo
avvertito del pericolo che Cutolo venisse liberato dal carcere – s’impose
ottenendo il trasferimento di quest’ultimo nel supercarcere a l’Asinara.
Nel libricino de l’Unità i fatti sono ricostruiti sulla base
della sentenza del giudice Alemi.
La denuncia avrebbe meritato di più. Si tratta di uno dei
tanti piccoli segreti della Repubblica mai negati, ma tutt’oggi perfettamente dimenticati
per il semplice fatto di essere stati posti al di fuori del mainstream.
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