Il ’68 fu un anno importante per il lancio della
globalizzazione comunicativa e comincia con una storica fake news. Il 2 Gennaio
infatti veniva annunciata l’effettuazione con successo del primo trapianto
cardiaco ad opera del chirurgo sudafricano Christian Barnard. Questo
cardiochirurgo, che diventerà ben presto il più famoso del mondo, è un
quarantacinquenne molto telegenico con un cognome e un nome altrettanto
accattivanti per la cultura occidentale. Il sanbernardo infatti è un cane-simbolo
del salvataggio vite in montagna mentre il nome evoca Cristo salvatore
resuscitato.
In realtà oggi sappiamo che quello da lui realizzato era il
secondo trapianto perché ce ne era stato un altro il 3 Dicembre precedente
nella stessa clinica che aveva visto come donatrice la giovane venticinquenne
Denise Darwall, morta in un incidente d’auto. Il suo giovane cuore aveva donato
altri 18 giorni di vita perfettamente cosciente a Louis Washkansky, un emigrato
ebreo lituano che viveva a Cape Town.
Perché non fu annunciato questo primo trapianto? Fu lo
stesso Barbard a spiegarlo un decennio dopo: il medico che lo fece ERA NEGRO.
Si chiamava Hamilton Naki.
L’annuncio del 2 gennaio 1968 ebbe grande successo e scatenò
da subito un dibattito, guidato dai media, tutto centrato sulla dimensione
etica dell’evento. La rivista parigina Paris Mach ad esempio titolò la notizia “La
battaglia del cuore. Hanno i medici tale diritto?” I termini di tale dibattito
consistevano nel fatto che non esisteva all’epoca il concetto di morte
cerebrale, mentre il cuore era universalmente concepito non come organo, ma
come simbolo stesso della vita. Estrarre il cuore pulsante dal petto di una
persona viva, sia pure con le funzioni cerebrali in default poteva essere visto
come un atto che gli dava la morte. Una specie di omicidio insomma. E ciò poneva
un serio problema etico sul potere decisionale dei medici.
Il governo sudafricano dell’epoca era quello dell’apartheid
e aveva bisogno di credito internazionale per cui colse l’occasione per usare
Barnard come ambasciatore di immagine. Lo lanciò coi propri media in interviste
e conferenze intrappolandolo in uno schema comunicativo che tenesse nascoste le
informazioni relative al trapianto precedente. La clinica ove erano avvenuti i
trapianti aveva infatti, per non violare la legge sull’apartheid, tenuto nascosto
il fatto che Naki fosse un medico facendolo risultare come giardiniere.
Nel 1978 la Royal College UK sistematizzò e definì
ufficialmente il concetto di Breinstem
Death rendendo così pienamente accettabile che si estraesse il cuore da una
persona già morta cerebralmente. Il trapianto di cuore fu così accettato dalla
comunità scientifica internazionale come pratica legittima dopo che l’opinione
pubblica l’aveva già accettato eticamente. Inoltre il regime di apartheid era
in via di superamento. Barnard iniziò a rivelare i dettagli e ringraziare Naki,
ma la notizia non ebbe enfasi e riemerse solo in occasione della morte di
Barnard nel 2001.
E’ uno dei tanti esempi di distonia della moderna
comunicazione mediatica. Conta solo il primo annuncio. Ancor oggi nelle
cronologie del sessantotto, seppur appena uscite dalla penna di ottimi
giornalisti, si trova scritto che quello del 2 Gennaio è il primo trapianto di
cuore e che è stato fatto da Banard. Tutto il dibattito etico di quegli anni si
svolse alla luce di un primo annuncio truccato per interessi politici.
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Un mio piccolo tributo d'onore a Naki e, con lui alle tante vittime di oblio ed emarginazione causate da fake news di stato.
Un mio piccolo tributo d'onore a Naki e, con lui alle tante vittime di oblio ed emarginazione causate da fake news di stato.
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