L’articolo della settimana, quello che ho letto con maggior
piacere, è apparso sabato 6 a pagina 11 di FQ.
Si tratta di un commento molto libero, com’è nel suo stile,
di Massimo Fini su quella che egli definisce una delle “follie moderne” ovvero
la drammatizzazione allarmistica della normalità. L’informazione infatti ormai
vive solo di iperboli e per far questo esagera sistematicamente i mali di stagione,
la neve, la pioggia ecc. Le banalità della vita vengono esagerate fuori misura.
C’è una massima, ci ricorda Fini, diffusa anche tra i medici
che dice:” un raffreddore ben curato dura una settimana, uno non curato una
settimana”. Ma oggi per la prevenzione c’è, naturalmente, il vaccino. E in ogni
caso, vaccino o no, quando ci si ammala c’è per tutti il riposo, il letto, bere
molta acqua e cibi leggeri… e quando d’inverno cade la neve sulle montagne
arriva “l’allerta 3 su 5” che dovrebbe avvisarci del pericolo valanghe che ci
sono sempre state. Quando una tempesta arriva da Nord da sempre coinvolge buona
parte dell’Europa, ma oggi non arriva la tempesta, arriva la Supertempesta
Eleanor che ha fatto, pensa un po’, un morto. In tutta Europa ovviamente.
E’
molto meno di un incidente stradale, ma è il caso di invitare la gente a non
uscire di casa… i notiziari non si limitano a darti le temperature, quelle del
termometro, ma ti danno quelle “percepite” e allora sì che, con quelle alla
porta, è proprio il caso di prendere contromisure. E attenzione: quando il
colesterolo sarà a 235 chi sarà oggi quel pazzo che dirà “non è importante”?
Insomma è tutto così, tutto può essere pericoloso. E la cultura
dell’allarme preventivo ci porta senza volerlo a Torino, dove un “indecoroso
panico” in piazza san Carlo ha causato un morto e 1500 feriti. Per nulla.
“E’ la paura l’autentico totem dell’epoca. E a tutti questi
terrorismo da caga io, lo confesso, preferisco quello vero.” Grazie Massimo.
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E pensare che c’è ancora qualche amico che quando lo incontro
con il giornale in tasca mi raccomanda di non leggerti perché sei “di destra”. Cossa vuto farghe. Non ci sono più i giornali
di una volta… e lui, poveretto, sta ancora elaborando il lutto de l’Unità dove
gli allarmi non c’erano mai, neanche quando stava per arrivare Berlusconi. Un
fenomeno transitorio. Grazie FQ.
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