2 - Nello speciale di
INTERNAZIONALE EXTRA dell’Aprile 2018 si indicano tra i nomi sessantottini
Stanley Kubrik, Gaetano Veloso, Edgar Morin e Janis Joplin nonché Robert Crumb,
PPPasolini, The Beatles e Che Guevara. Ne conosco solo cinque.
Sessantotto
Nel Settembre 1968 la rivista sportiva con sede a New York
Sports Illustrated pubblicò una corrispondenza dalle olimpiadi del Messico. Vi
si racconta di come il governo guardava al business stimando l’arrivo di 150
mila turisti da distribuire a turno su 67 mila posti letto disponibili in
edifici dalle forme architettoniche moderne. Si sperimentavano materiali
sintetici come il Tartan, allora rivoluzionari per le tute degli atleti che
secondo l’articolo erano 7.226 provenienti da 119 paesi. Città del Messico è a
2420 metri sul livello del mare per cui si prevedevano effetti negativi sulle
capacità polmonari arrivando al punto di non escludere pericolo di morte sotto
sforzo atletico. Ma la preoccupazione principale del governo Gustavo Diaz Ordaz
erano quei “giovani attivisti locali” che, come annotava il cronista
dell’epoca, non erano diversi da quelli di Berkeley o della Columbia. Vengono
definiti “nuovi barbari” che non vedono l’opportunità dell’evento, ma ne
sfruttano la visibilità per dare sfoggio alla protesta. (Anche qui si vede
l’atteggiamento tipico della stampa dell’epoca con il giornalista al quale non
passa neanche per la testa di vedere se ci sia o meno qualcosa contro cui
protestare; ma il semplice fatto di protestare che viene immediatamente
percepito come anomalo). A questo si aggiungeva il boicottaggio dei neri
statunitensi. E questo come sappiamo dalla storia è quello che avverrà.
Ma leggendo questo articolo si può scoprire qualcosa di
nuovo, che era sfuggito alla memoria. Si tratta della decisione presa per
l’occasione dalle autorità sportive, di verificare il vero sesso delle donne in
gara. Ovvero l’adozione della regola che prevedeva l’obbligo di “prelievo del DNA e l’esame del cariotipo”.
Su questo la nova norma prevedeva che, come nel caso della polacca Ewa
Klobukoska che aveva un cromosoma di troppo, in caso di mancato superamento
dell’esame si competesse tra gli uomini. Quel caso polacco aveva causato il
ritiro dalle gare di una decina di atlete femmine. Il caso più eclatante,
riporta il cronista, era stato quello delle sorelle russe Irina e Tamara Press.
Si capisce che le tecniche di analisi genomica erano già
note e usate dalla comunità internazionale ma, considerando impreparata
l’opinione pubblica mondiale se ne parlava in modo criptico. La condizione
genetica xxy era già nota, ma si ricorreva al massimo alla ironica dicitura
“terzo sesso”. La transessualità quindi era già conosciuta nel 1968 come
fenomeno scientificamente accettato.
Probabilmente anche il comportamento
omosessuale era già stato compreso come riconducibile a condizioni genetiche,
ma certo non veniva detto per non intaccare il sistema di regole morali e si
lasciava credere che fosse riconducibile a perversioni immorali. Ci vorranno
cinquant’anni per arrivare ad un papa che, in aeroplano, dica chiaramente che se uno è gay ma si comporta bene chi sono io
per giudicare. Verrebbe da dire “mai dire mai”, ma penso che senza il
sessantotto l’omofobia non sarebbe stata debellata.
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