Lo scontro sui
termini futuri del commercio globale, alla luce delle future potenzialità
tecnologiche, si sostanzia essenzialmente nell’infruttuoso negoziato tra Cina e
USA su dazi e tariffe. Le grandi multinazionali, dell’auto motive soprattutto,
sono in attesa degli sviluppi e ritardano le loro strategie di
delocalizzazione. Ciò determina uno stallo che rasenta la stagnazione. Sul
piano comunicativo questo segnale lo si può cogliere anche osservando il calo di
aggressività degli spot pubblicitari.
Trump si sta rivelando un negoziatore intuitivo che affronta
la fase acuta del problema ora che l’economia americana ha già consolidato i
risultati interni in un periodo di relativa calma sui mercati finanziari.
Anche l’area euro è in stand-by per via delle elezioni
parlamentari UE.
Situazione ideale per i regolamenti di conti. Soprattutto in
Africa.
Italia e Francia sono accapigliati in uno scontro militare
per procura in Libia. Aftar e Serraji devono giungere ad una stabilizzazione
definitiva per permettere ad ENI e Total la regolazione dei rapporti di forza
necessaria per i piani di lungo periodo. La battaglia non riguarda però solo le
risorse energetiche, ma soprattutto quelle demografiche perché la sostenibilità
del debito di lungo periodo dipende dalle attese demografiche soprattutto per
le economie manifatturiere. Perciò gli indici di natalità più bassi vanno
sostenuti da alte politiche di accoglienza altrimenti il mercato dei titoli di
debito riduce il sostegno finanziario ai debiti di lungo periodo. E paesi a
basso indice di natalità e forte economia manifatturiera (manodopera) devono
impegnarsi di più degli altri. Il capitale francese lo sa e persiste fiducioso
nel suo attacco all’Italia. Ma alla fine
il flusso migratorio, che continuerà a passare principalmente per il territorio
italiano, deve essere riproporzionato con gli altri approdi mediterranei
altrimenti l’Italia non regge i costi (anche sociali) di accoglienza. E la partita
si gioca in Libia.
Francia e GB, che controllano la fascia sub sahariana,
insistono ad infiammarla per stimolare i flussi migratori. Ma in definitiva se
Sarraji accetterà di rinegoziare il cash flow derivante dalle royalties
estrattive, si potrà trovare un accordo. Occorre però plafonare il conflitto
escludendo ogni escalation aerea.
Nel frattempo però le potenze post coloniali sono
intervenute per aggiustare la leadership del Sud Sudan, con un procedimento regime-change che ha visto un gran
monitoraggio soprattutto BBC, mentre in Italia non se ne è neanche parlato.
In Venezuela ci provano gli USA, ma qui, con Maduro che
sembra avere le palle, rischiano un fallimento bis di tipo siriano per via dell’appoggio
Russo Cinese. Spero che il Nicaragua si tenga pronto perché dopo Maduro,
comunque vada, toccherà a Daniel.
In Sri Lanka le bombe pasquali hanno rivelato la potenza del
fattore terrorismo sui flussi globali di traffico turistico. Il crollo totale
delle prenotazioni è stato registrato e illustrato da un articolo sul NYT. E’
ipotizzabile una correlazione, per quanto cinica, tra la decisione dell’attacco
e il record di 2,4 milioni di turisti che hanno visitato il paese lo scorso
anno.
Lonely Planet aveva indicato Sri Lanka destinazione numero
uno del 2019.
Glocal
In Italia è continuata la pantomima Salvini/Di Maio. Ogni
dialettica interna al governo viene enfatizzata come se si trattasse di un
prodromo alla crisi di governo. Questo trend fa il gioco di molte forze in
campo: le forze di governo oscurano l’opposizione che così appare senza ruolo,
le opposizioni possono presentarsi come una, per quanto timida, alternativa e
intanto si fanno i sondaggi.
E’ curioso il silenzio di Confindustria che si è messa alla
finestra rimandando tutto al ventisette. 27 Maggio ovviamente. Mentre i
sindacati si ricompattano sull’idea di uno sciopero contro il governo in
campagna elettorale. E’ evidente che c’è un piano di unificazione sostenuto dal
regime: si vuole ridare ruolo ai sindacati di controllo sociale difronte alla disgregazione
populista. In cambio si riconoscerebbe un nuovo sindacato unitario. E si
potrebbe dar vita ad un nuovo quadro di relazioni e rappresentanza sindacale.
Non mi stupirebbe che fosse già tutto pronto.
A Valdagno quattro liste appoggiano il secondo mandato del
sindaco. Esse rappresentano l'offerta politica locale con un menù di
civismo piuttosto variegato capace di servire sia i gusti di destra che di
sinistra in un abbraccio localistico.
Anche la destra locale si traveste da civismo e propone un
nuovo sindaco. Nessuno invoca Berlusconi e qualcun’altro cerca di
ringiovanirsi.
Nihil Sub Sole Novum