Nella seconda quindicina del mese il maistream nazionale è
stato rapito da due eventi traumatici: l’allagamento di Venezia e la chiusura
dell’ILVA.
Il primo è stato usato per rilanciare le polemiche sul MOSE
e rievocare lo spettro del riscaldamento globale. Si tratta di due argomenti
propagandistici che sotto l’effetto dell’emergenza (reale e drammatica)
acquistano un’efficacia particolare anche che se non servono né a spiegare
quanto sta succedendo in laguna né a preparare soluzioni per il futuro. Il
risultato di questo depistaggio è che vengono falsati i termini del dibattito
sule cause: l’acua granda c’è sempre
stata e le cause dell’aggravamento non sono certo da cercare nel MOSE o nel
global warming, quanto piuttosto nella subsidenza e nella ristrutturazione dei
fondali lagunari operata per soddisfare le bramosie del turismo globale (grandi
navi).
Il secondo è una catastrofe sociale che dimostra la
debolezza strutturale degli stati nello scontro con le multinazionali della
globalizzazione. Il capitale franco indiano che ha acquistato gli impianti lo
ha fatto solo per puntare alla leadership mondiale in siderurgia. La
sovrapproduzione delle quote di acciaio, che oggi serve quasi tutto per la
parte obsoleta del settore militare, produce un mercato in cui l’offerta è
strutturalmente superiore alla domanda con la conseguente caduta tendenziale
dei prezzi sotto i costi di produzione. I costi non si possono comprimere più
di tanto, e quel poco che si può fare vale solo per i paesi sviluppati come
l’Italia ma non per i Brics, i quali hanno già i prezzi bassi: bisogna quindi
tagliare le quote di produzione e accelerare l’obsolescenza programmata. Nella
Ruhr e nei Paesi Baschi l’hanno già fatto e chi lo fa per primo diventa leader
mondiale della siderurgia. Da quella posizione si potranno dettare i tempi
della riconversione militare.
E questo è il sogno della Francia che punta alla
leadership del futuro esercito europeo post NATO. Se l’Italia nazionalizza avrà
dei costi enormi e il fiato sul collo della UE. Inoltre l’inquinamento e il
cancro di stato non sono esattamente un GREEN NEW DEAL. Perciò meglio lasciar
chiudere; ovviamente negoziando i tempi e i costi della responsabilità sociale.
Nota: Il mainstream si accanisce ad attaccare i proprietari indiani e lascia stare il socio francese. Perché? Penso che ci sia anche un po' di captatio benevolentiae per non aggravare la posizione di inferiorità che abbiamo in Libia e (da parte di Mediaset) non turbare i rapporti in via di pacificazione con Vivendi.
In ogni caso in bocca al lupo per le trattative...
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Pacta sunt servanda
Su Wikipedia si trova scritto che:
"Pacta sunt servanda esprime un principio fondamentale e universalmente riconosciuto del diritto internazionale generale, ovverosia il diritto che si applica a tutti gli Stati e sul quale si basano le relazioni internazionali tra gli Stati: i patti, i trattati, le intese o più in generale gli accordi degli Stati vanno rispettati. L'art. 26 della Convenzione sul diritto dei trattati (Vienna, 23 maggio 1969) "
Ma i miei vecchi mi hanno insegnato che:
" Ancuo val più i schei de la virtù"
(oggi valgono più i soldi della virtù)