L’11 Novembre 2004 è morto Arafat. Dodici mesi dopo due
giornalisti israeliani sono venuti in possesso del dossier riservato stilato
dai medici dell’ospedale Percy di Parigi. E’ questa la fonte che elimina la
teoria denigratoria secondo cui il grande leader palestinese sarebbe morto di
aidiesse e chiarisce che Arafat è stato avvelenato. Su questo non c’è alcun
dubbio. Avvenne il 12 ottobre, anniversario della scoperta dell’America da
parte di Colombo, durante una cena. Nausea, vomito e dissenteria. I suoi nemici
hanno voluto umiliarlo. Evidentemente temevano la sua grandezza. La moglie lo
ha portato a Parigi perché non si fidava. Coma il 3 Novembre, morte dopo due
giorni.
Il primo sostenitore della tesi relativa all’avvelenamento è
Al-Kurdi, medico personale di Arafat, a parere del quale sarebbe stato anche
iniettato un virus nelle vene di Arafat per camuffare l’avvelenamento.
L’avvelenamento è di quelli altamente professionali: la
combinazione di sintomi rende indecifrabile la causa e protegge gli assassini.
Le prime analisi del sangue seguite dai medici tunisini ed egiziani si sono
rivelate immediatamente non risolutive e sono spariti i campioni utilizzati in
modo tale da rendere tecnicamente inoppugnabile il referto. Il veleno è entrato
col cibo, il batterio è stato assorbito velocemente, ha fatto i suoi danni
letali ed è sparito prima di ogni diagnosi. L’identità del paziente è stata nascosta
durante tutto il ricovero parigino: si chiamava “Etienne Louvette, classe
1932”. Fino alla rivelazione della moglie Suha, donna abile e intelligente di
cultura nettamente occidentale.
Costei ha preferito non coltivare l’aura di cospiracy theory
che ha accompagnato i primi giorni della notizia. E forse ha fatto bene. Il suo
commiato sarebbe stato sottoposto allo strazio delle fameliche iene mediatiche
occidentali, mentre invece la sua memoria merita encomio e dignità.
Il dossier di Percy verrà custodito dalla autorità
palestinese. E Arafat resterà tra i grandi del nostro tempo, con Che Guevara,
Aldo Moro, Antonio Gramsci, con Ho Chi Minh, Fidel e John Lennon.
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