25 Febbraio 1991. Vicenza, via Torretti 24. Due uomini nel
cortile che porta al garage attendono a lungo l’avvocato Pierangelo Fioretto.
La discussione in presenza della moglie si conclude con quattordici colpi di
pistola sparati da entrambi.
Nello stesso condominio abita il giudice Francesco
Lippiello, il quale è stato coinvolto da una citofonata della moglie di
Fioretto. Costui è anche sceso da basso, ma è andato davanti invece che nel
retro del condominio. Sbagliando si è salvato la vita.
La moglie di Fioretto, Mafalda, stava probabilmente
scappando quando è stata raggiunta da mortali colpi alla nuca. Le pistole
avevano il silenziatore. Fu anche ritrovato guanto di lattice verde a distanza.
Una signora del condominio ha testimoniato su frasi sentite dalla finestra.
La modalità, con riferimento al dialogo prima della
sparatoria, è atipica e tende ad escludere un contatto secondo lo schema
vittima/killer. Almeno questa fu la conclusione del procuratore Gianfranco
Candiani, il quale poi verrà sostituito da Paolo Pecori.
Il giudice Paolo Pecori è andato in pensione nel 2015 e nel suo
discorso di saluto alla stampa ha dichiarato che l’unico suo cruccio nella
carriera è appunto il caso Fioretto.
In quel procedimento infatti non c’è ancor’ oggi nessuno
iscritto sul registro degli indagati. E l’atteggiamento è sempre stato molto
chiuso da parte degli inquirenti. Il tribunale ha stabilito la commorienza per
risolvere i problemi di eredità senza incorrere nel problema relativo alla
disposizione dell’asse ereditario che varia a seconda di chi è morto prima.
Il tipo di reato non cade in prescrizione e in ambienti
della stampa è stato ipotizzato anche delitto di mafia. Sul caso tecnicamente
vige ancora il segreto istruttorio dopo 25 anni. Ciò costituisce un paradosso perché il segreto istruttorio fu a suo tempo concepito dal legislatore per evitare
l’inquinamento delle prove. Significa che le prove potrebbero ancor’ oggi essere
inquinate?
Fioretto si occupava di fallimenti. Era stimato collaboratore
del giudice Giuseppe Bozza, il quale cessò nel 1994, tre anni dopo. I due gestirono il fallimento
Cotorossi, il fallimento Pellizzari e il fallimento smalterie di Bassano. Tutte
vicende con grande strascico sindacale negli anni caldi. Tutte le pratiche
vennero subito sequestrate.
Inoltre, scrive il giornalista Pino Dato, fu mediatore nella
liberazione di Mario Mastrotto sequestrato dalla malavita.
Nel fallimento della Sicons di Valdagno egli fu
rappresentante di un grosso creditore.
In politica era legato al senatore Delio
Giacometti. Bisaglia fu presente al suo matrimonio.
Parte dell’eredità è andata ai fratelli e parte alla madre
della moglie. Quest’ultima parte venne da costei ceduta poco dopo al giudice
Bozza, amico di famiglia.
L’omicidio Fioretto è un delitto ancora senza colpevoli, né
sicari né mandanti. Negli ambienti giudiziari e del giornalismo locale l’argomento
non è molto gettonato. Se ne occupa Quaderni Vicentini, con un
articolo di Pino Dato.
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La verità è più grande
del delitto stesso e proprio per questo non si potrà mai dire.
Pino Dato
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