Pelanda sul Giornale di Vicenza azzecca l’analisi dello scenario italiano pre-WEF 2021.
Riassumo:
La curva dei contagi ha imposto al governo una revisione
delle stime economiche. La caduta del PIL passa da 9 a 13 percento. Il 2021
avrà un primo trimestre stagnante o recessivo, un secondo trimestre un
possibile rimbalzo (anche da annuncio vaccino). La velocità di ripresa sarà
diversificata tra i settori e quindi occorreranno sostegni finanziati in debito
per quelli più lenti. (Il secondo semestre potrebbe avere quindi un trend di
ripresa e al tempo stesso di debito sostenuti).
L’annuncio ottimistico di S&P che ha accompagnato l’annuncio
del DPCM Conte sul mini-lockdown ha un significato di incoraggiamento
preventivo. Una seconda ondata senza blocco totale, può risultare accettabile
in termini di impatto finanziario solo se restiamo nell’indebitamento
emergenziale. In tale condizione fino a 50 MLD/anno (dice sempre Pelanda) esso
può risultare sostenibile. Deve però continuare ad operare l’ombrello BCE a
protezione della finanza pubblica proseguendo nell’acquisto del nostro debito
nazionale. Può esserci quindi un margine di due anni per uscire dai guai.
Commento:
E’ tutto vero. Ma Conte sta esagerando. Questo governo è
nato per rimetterci in linea con l’UE e trasformare la prevista crisi Covid
(che era stata oggetto di una esercitazione intellettuale al WEF di Davos 2019)
in una opportunità di business per gli aiuti di stato. A questo scopo Conte,
DiMaio e Zinga hanno accettato di fare i primi della classe e ci sono riusciti
in Maggio. Ma adesso la ricreazione è finita. Il dissenso nel Paese comincia a
manifestarsi e quindi è bene che il mainstream lo mostri per negoziare la
fuoriuscita dall’emergenza. Lo scenario pelandiano potrebbe funzionare come riferimento.
***
World Economic Forum 2021
Il forum economico mondiale più importante, quello decisivo
per la valutazione dello scenario post-covid, è previsto per la primavera del
2021 ovvero a ridosso degli annunci sul successo dei vaccini. Si aprirà così la
strada alla nuova era del controllo sanitario globale. In tale occasione
verranno fissati i rapporti di forza interni.
Il problema quindi in queste settimane è quello di arrivare
con risultati spendibili ai tavoli preparatori. Il più importante sembra essere
quello di Gennaio sui termini strategici del riassetto (Great Reset) col quale
verranno fissate le posizioni di partenza dopo l’azzeramento del vecchio
scenario industrialista.
L’indicatore centrale ora sembra essere quello relativo alla
quantità di posti di lavoro sostituibili con le macchine cibernetiche. Da esso
dipendono i tempi di ammortamento degli investimenti e quindi i costi del
servizio sul debito. Le multinazionali si presenteranno con l’obiettivo di
accelerare ancora l’arresto delle attività cetomediane per aumentare il numero
di sostituzioni nel breve/medio periodo. Se saranno ottocento milioni, come auspicato,
bigpharma potrà cedere i brevetti a techno con mutui di breve/medio periodo,
mentre se saranno quattrocento milioni ci vorranno mutui di lungo periodo. I
mutui lunghi favoriscono la capacità competitiva degli emergenti (Cindia)
rafforzando il loro controllo su debito occidentale. Uno scenario sgradito anche
in sede UE.
E’ meglio pertanto fermarci qui.
Molto sembra dipendere da chi vince le presidenziali USA. In
proposito l’establishment sembra puntare sul meccanismo della profezia che si
auto-avvera orientando i sondaggi e il mainstream in favore di Biden. Ma in
caso di Trump vedremo consolidarsi lo scenario più lento.
Hasta luego!
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