Nel mese di Giugno del 1971 esce la prima edizione omnibus
de L’esorcista, di William Peter Blatty. E’ uno dei best seller storici. Era
già uscito a New York all’inizio dell’anno e diventerà il successo mondiale
dell’anno con una vendita di 11 Milioni di copie. La traduzione italiana, molto
efficace, per i tipi della Mondadori è di Maria Basaglia, una attrice poliedrica
del ventennio che si era giocata la carriera con la sua partecipazione alla
Rsi. Ma le basta questa traduzione in età avanzata per riscattarsi.
Ma in Italia non sarà il libro ad avere successo bensì il
cinema di William Friedkind che uscirà nel 1973. Il successo del film è mondiale
e duraturo; campione mondiale dell’anno al box office, due Oscar e quattro Golden
Globe, ancora nel 2010, dopo un rinnovato successo nelle sale, verrà scelto per
la conservazione nel National Film Registry. Oltre al successo di cassetta, di
pubblico e di critica (anche se con qualche leggera accusa di banalizzazione
del romanzo) il film avrà una forte influenza sugli sviluppi successivi del
genere horror.
E’ opportuno notare che il successo del film va ascritto
anche a scelte artistiche precipue, ma sicuramente è la storia ad agire da
principale fattore di successo. Essa infatti contiene un potente sistema di
inquietudini simboliche capaci di parlare al profondo della generazione
sessantottina e sa penetrare il gusto dello spettatore/lettore.
Siamo quindi difronte ad un binomio felice romanzo/film dove
ciascuna delle due opere arricchisce l’altra dal punto di vista artistico e qualitativo.
La storia è ambientata a Georgetown, un dipartimento della
città di Washington, dove la figlia dodicenne di un’attrice divorziata viene
posseduta dal demonio. Il giovane gesuita padre Karras con l’anziano prete Lankester
MERRIN, l’esorcista appunto, cercano di salvarla. Ma la lotta è lunga,
terribile e pur rivelando un successo finale sul piano spirituale, lascia sul
campo le vittime delle sconfitte umane.
Essa, la storia, viene concepita dalla psicologia
travagliata del quarantaduenne autore di sceneggiature W.P. Blatty nel luglio
del 1969 quando, affittata una capanna di tronchi d’albero sul lago Tahoc egli
inizia a scrivere il libro. Egli, cattolico di famiglia libanese immigrata, è in
crisi con la seconda moglie ed è reduce dal dramma relativo alla morte della
madre da lui medesimo abbandonata in una casa di riposo.
E’ questo suo rapporto auto-colpevolizzante con la madre che
lo spinge verso idee spiritistiche anche sotto l’influenza del libro “The Other
Side” del vescovo anglicano James Pike. Un’altra fonte di ispirazione è la
storia vera di Roland Doe, sedicenne posseduto nel Maryland nel 1949. Questa
storia verrà molto scandagliata nei decenni successivi mostrando l’origine
delle idee di fondo sul comportamento del posseduto; ovvero la parte più
sconvolgente dell’intera narrazione.
Blatty finisce il lavoro manoscritto nel Giugno del 1970
servendosi di appunti disordinati, ma nella seconda parte dell’anno si riconcilia
con la moglie e assieme a costei rivede il romanzo portando a termine la
stesura del dattiloscritto. Dopo i primi mesi di successo, che fu immediato,
del libro Blatty negozia il contratto relativo alla sceneggiatura del film e
con Billy Friedkind si recano a Washington per la selezione degli esterni. E’
lì che evidentemente viene individuata la casa e la famosissima scalinata di M Steet.
Blatty ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura, che si
distacca dal romanzo laddove inserisce il dramma del rapporto madre/figlio che
perseguita padre Karras. Un dramma che nel libro non c’è. Il punto di forza
però della storia rimane il comportamento del soggetto indemoniato ovvero la
ragazzina Reagan che nonostante il pauroso aspetto demoniaco, indovinatissimo
negli effetti speciali del film, cattura il pubblico e lo porta dalla sua parte.
All’uscita del film infatti fummo tutti convinti che Reagan era una vittima
innocente salvata eroicamente da un religioso eroe.
Come ho già scritto in un post precedente, in occasione
della sua morte avvenuta a Gennaio 2017, Blatty col suo libro e con il film del
quale fu sceneggiatore, fu di fatto la risposta cattolica alla secolarizzazione
sessantottina: non siamo completamente padroni di noi stessi, il Male può
catturarci e distruggerci. Ma la Chiesa conosce l’arma che vince il Male. Gesù
ha dato ai cristiani l’arma dell’esorcismo, che può essere usata solo dalla
Chiesa: la nostra coscienza da sola non è tutto.
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http://omniavulnerant.over-blog.it/2019/10/le-verita-nascoste-di-mieli.html
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