In Ucraina è in corso una
operazione militare aggressiva che viene portata avanti dalle forze russofone
del Donbass sotto la direzione e il sostegno politico-militare operativo e
strategico della Russia. A fronte di questa azione che oggettivamente configura
una violazione del diritto internazionale c’è un po’ di confusione
nell’atteggiamento della stampa occidentale. Ma soprattutto c’è una manovra
strumentale da parte atlantista finalizzata a sfruttare il conflitto per un
ulteriore passo avanti nel Great Reset.
L’Ucraina non è una democrazia pertanto
ogni argomentazione secondo la quale l’occidente democratico deve prendere le
sue difese non può essere fondata sul concetto di difesa democratica. Volodymyr Zelensky ha imprigionato i leader
dei partiti di opposizione compreso quello che era arrivato secondo alle
elezioni, ha chiuso ben tre televisioni perché non lo sostenevano; ha fatto
cioè ciò di cui la propaganda occidentale accusa Putin, ma siccome l’ha fatto
con l’appoggio USA la nostra stampa non lo attacca.
L’Ucraina non è membro della
NATO, ma solo partner pertanto non ci sono le condizioni formali per applicare l’articolo cinque del trattato
di alleanza che prevede l’obbligo di intervento nel caso in cui uno stato membro
risulti attaccato.
La reazione dell’esercito ucraino
all’azione russa non sembra proporzionata e gli stessi giornali occidentali
parlano di “resistenza” cioè della possibilità che si entri in una fase di
guerriglia. Ciò sarebbe grave perché presupporrebbe il coinvolgimento dei
civili nello scontro militare. Ma a parlare in questo senso è proprio Zelensky
e ciò lascia supporre che in realtà non stia disponendo pienamente del proprio
esercito nazionale. L’obiettivo russo
infatti non è quello di conquistare ed annettere il territorio ucraino ma
quello demilitarizzare i confini e “denazistizzare”(o denazificare) le forze
armate ucraine. Si tratta infatti di forze armate che hanno una tradizione di
cooperazione ed amicizia con quelle russe e di due popoli che non hanno
sentimenti di odio reciproco. E’ pur vero invece che gli ucraini si sono via
via visti manipolare in funzione filo USA dal 2014 in poi.
Gli obbiettivi dichiarati formalmente
del governo russo, dichiarazioni che peraltro risultano attendibili anche sul
piano dell’analisi geopolitica, non vanno oltre una rinegoziazione degli
accordi di Minsk tale da portare al riconoscimento delle piene autonomie del
Donbass. Tuttavia non mancano servizi giornalistici che parlano di “espansionismo
russo” quando invece dal 1990 in poi ad espandersi è stata solo la NATO. Siamo
quindi in un momento in cui la comunicazione è inattendibile. Una comunicazione
dominata dalla fase STRATCOM (strategic comunication) dei comandi militari in
azione.
Diverso è il discorso relativo alla
presenza di forze naziste. Dopo gli accordi fi Minsk del 2014 sono stati incorporati
dei battaglioni nazisti (come AZOV) nelle truppe dell’esercito ucraino. Esse
hanno svolto una continua azione di disturbo e provocazione nel Donbass in particolare
contro i confini delle provincie russofone formalmente dichiarate autonome
dagli accordi stessi. Ecco, la Russia intendere togliere di mezzo tali
squadroni.
In veneto c’è un sentimento popolare di ripudio della guerra che si riscontra in piena sintonia con il mandato costituzionale della Repubblica italiana, ma la Repubblica sta mandando contingenti militari in Romania ai confini con il paese belligerante. Anche l’aviazione italiana viene utilizzata in operazioni NATO sui cieli delle repubbliche baltiche in funzione anti- bielorussa. Si tratta di azioni che contrastano col sentimento di pace e col senso di vicinanza ed amicizia verso le tante badanti ucraine che emerge in questi giorni sotto l’effetto annuncio televisivo. In proposito si notano tendenze, soprattutto nella comunicazione televisiva, a trasformare questo sentimento in sostegno a Zelensky.
Altro elemento di confusione è
quello di fare associazioni un po’ nebulose tra le prospettive di l’aumento del
prezzo del gas siberiano e gli enormi aumenti nelle bollette di questi giorni.
Putin nelle settimane precedenti al conflitto ha incontrato importanti
imprenditori italiani (Tronchetti Provera, l’ENI ecc) ribadendo la propria
disponibilità a contratti di lungo periodo per la fornitura di gas a prezzi
stabilizzati sui costi attuali. Una disponibilità che non è stata colta dai
paesi Ue nei mesi scorsi. Ciò corrisponde ai veri obiettivi della nuova fase
politica Ue, la fase del dopo Merkel, che vede l’asse franco – italiano impegnato
a preparare il mercato al nuovo regime di forniture di Shale gas statunitense.
È più preoccupante l’allarme sul
prezzo del grano ucraino che viene dalla Coldiretti.
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