Nell’anniversario del
disastro Vajont le cronache televisive hanno riportato due casi concettualmente
contigui a quel disastro. Gli allagamenti della Romagna avvenuti il 18 Maggio e
quelli più recenti della Libia.
In entrambi i casi gli usuali modelli di
regimazione degli invasi sono stati sconvolti da eventi metereologici atipici
con picchi di piovosità smisurati e concentrati in tempi molto brevi. L’informazione
di regime li riconduce ai tormentoni del Climate Change e del Global Warming ma
in ogni caso, comunque li si voglia vedere, il tema è quello della gestione
delle dighe e del loro reale grado di pericolosità.
Nel caso romagnolo è difficile sostenere l’esistenza di un rapporto di causa ed
effetto tra gli allagamenti e la convulsa gestione degli sversamenti effettuati
dalla diga di Ridracoli, ma è bene tenere vivo lo
spirito critico e gli occhi aperti perché dopo, quando si contano i morti, le
stupide polemiche sui cosiddetti complottismi diventano inutili mentre quelle
di Tina Merlin sul Vajont: “Oggi tuttavia
non si può soltanto piangere ma e tempo di imparare qualcosa” diventano sante…
L’alluvione ha causato il crollo delle dighe?
Le inondazioni libiche che si sono verificate a
Derna il 10 settembre sono dovute all’uomo e non a cause climatiche. Esse
possono essere fatte risalire all’incuria che consegue alla distruzione subita
dalla Libia post Geddafi. Le dighe necessitano di manutenzione e cura del
territorio, cosa che non si è più verificata dopo la sua morte avvenuta il 20
Ottobre 2011.
In questo disastro c’è lo stesso
messaggio simbolico del Vajont: no all’energia
idroelettrica.
Quella di attribuire le cause del disastro al “crollo”
della diga è solo una tipica balla giornalistica delle prime
ore. Lo dimostra proprio il nostro Vajont. In esso non ci fu alcun crollo e la
diga in sé è tutt’oggi in piedi, parzialmente sommersa nei detriti ma senza
cedimento. È lì, nel comune di Erto e Casso tel 0427
87333, basta andare a vederla.
Le dighe non crollano, tracimano. Quelle in cui
si verificano cedimenti strutturali sono le dighe in terrapieno. Nei sistemi
come quello libico ci sono due dighe, una a monte ed una valle. Quella a monte è appunto una diga in terrapieno che raccoglie una enorme
massa d’acqua. E’ probabile che questa prima diga abbia subito in circostanze
di forte piovosità una forma di crollo o di destrutturazione causando una
enorme onda anomala che nella diga a valle ha causato la drammatica
tracimazione dei cui effetti abbiamo le foto.
Siccome è sempre il
primo messaggio che resta impresso all’opinione pubblica succede che i disastri
connessi con le dighe veicolano molto efficacemente un’idea di pericolosità’
che col petrolio non viene invece associata.
Quel giorno non è crollata una diga ma è definitivamente
crollato il sogno idroelettrico. L'Italia è vincolata dai trattati del
dopoguerra all'uso del termoelettrico per assicurare mercato al petrolio. E'
una scelta che è stata imposta ancora negli anni trenta dalle famiglie
dell'alta finanzia angloamericana ai paesi europei. La stessa ascesa di Hitler
e soprattutto la sua politica di riarmo unilaterale della Germania furono
finanziate dalle oligarchie petrolifere. La massoneria della Skull and Bones
Society ha realizzato il proprio disegno di potere globale e le nazioni europee
hanno dovuto rinunciare a mega progetti come Atlantropa.
(Vedi link:http://omniavulnerant.over-blog.it/2021/04/la-diga-sull-oceano-di-osvaldo-guerrieri.html )
Oggi i paesi arabi pianificano gli investimenti
del dopo petrolio e per quelle culture le masse d’acqua sono molto attraenti e
suggestive. Bisogna farli deflettere da ogni miraggio. L’acqua dovrà arrivare a
loro non dalle dighe, ma attraverso le infrastrutture occidentali le cui
multinazionali faranno sull’acqua gli stessi profitti che hanno fatto sul
petrolio.
Alle elite Wahabite filo occidentali potrebbe
anche andar bene, alle massonerie islamiche dei Fratelli Mussulmani anche, ma
all’Africa no. L’africa nera il proprio futuro vuole farselo da sola. A noi
chiedano pure il know How tecno scientifico che ci siamo costruiti coi secoli
di sfruttamento delle loro risorse e dei loro schiavi. E il mondo multipolare
che sta nascendo alla grande glielo saprà certamente fornire.
A domani Lumumba, a domani Nasser, a domani
Geddafi a domani … a domani!
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The Libyan floods that
appened at Derna in 10 september 2023 are due to humans, no climatic causes. It
can be traced back to the neglect that followed the post-Geddafy destruction.
Dams need maintenance and land care.
In this environmental
disaster there is the same symbolic message as Vajont: no to hydroelectric
power. And this message is functional to maintaining Western power in the
post-oil era.