Frescura fu interventista e nel dopoguerra, da giornalista e
direttore del Resto del Carlino, polemizzò più volte coi socialisti. Sarebbe
quindi ingiusto per la sua memoria autentica farne un pacifista. Egli scrisse
più volte che la guerra è necessaria, ma di ciò che scrive è un testimone, non
un retore. Perciò leggo il suo diario con passione e mi ripropongo di farne una
traccia personale di lettura lungo il centenario.
Egli si definisce “un
combattente mediocre, un uomo che fu più piccolo degli avvenimenti”. In
realtà egli fu decorato con medaglie al valore d’argento e bronzo. E la guerra
la fece davvero. Perciò le sue osservazioni caustiche ed ironiche sono la
migliore e la più onesta critica a WW1. E mi piace molto.
All’alba del 30 Maggio
le truppe si mossero: il confine era passato nella notte. Alle case di Vezzena
una mina ci dette i primi feriti e il primo morto: il soldato Salvatore
Randazzo.
Quei feriti e quel morto turbarono lo stato maggiore, che credette di
aver sostenuto una grande battaglia. Il comando, esausto, diede l’ordine di
sospendere l’<<avanzata>>.
I soldati, nuovi alla
guerra, storditi, sbalorditi, tornarono alle trincee in cerca degli ufficiali e
gli ufficiali, trafelati, corsero affannosamente in cerca dei reparti, nei
quali era avvenuto un frammischiamento fantastico.
(pg 19 dell’edizione MURSIA)
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