Oggi è Mercoledì.
Martedì il Presidente Putin ha energicamente difeso
l’assistenza militare alla Siria, descrivendola come un aiuto ad un governo che
lotta contro una aggressione terroristica e sostenendo che la crisi migratoria
in Europa sarebbe molto più pesante senza di esso.
Penso che sia vero. Senza il presidio di Assad quella storica
parte del mondo diventerebbe un far west nello scontro tra interessi
contrapposti tra sauditi, qwaitiani e Iraniani… Un po’ quello che, con altri
soggetti, sta avvenendo nella Libia post Geddafy.
Ma riprendiamo i discorsi di Putin. E facciamo riferimento
alla corrispondenza da Mosca dell’International New York Times di oggi (pg 5)
Le caute ma chiare parole di Putin qui riportate seguono a
quelle degli Stati Uniti che avevano espresso preoccupazione circa il recente
ponte aereo russo verso la Siria, ritenendo che esso includa militari e
apparecchiature strategiche.
Il sostegno fornito dalla Russia al governo del Presidente
Bashar al Assad in questi quattro anni e mezzo di guerra civile è quindi
diventato un nuovo punto di frizione che si aggiunge alle attuali difficoltà di
relazione Russia – USA.
La Russia pare interessata ad accrescere la propria influenza
in Siria nel quadro della guerra civile, ma “Se la Russia non avesse aiutato la
Siria la situazione sarebbe diventata peggiore di quella libica – ha detto
Putin – e il flusso di rifugiati sarebbe stato più alto”.
Mi pare un discorso chiaro ed attendibile, ma i nostri insistono a considerarla una minaccia militare:
“Fonti del Pentagono affermano che la Russia ha spedito
alcuni dei più moderni battle tanks nei campi di battaglia come Latakia, vicini
alla residenza di Assad. Questo per fare dell’area una base di partenza dei
prossimi strikes aerei filogovernativi.”
Parlando a Dushanbe, capitale del Tagikistan durante una
conferenza sulla sicurezza regionale, Putin, con riferimento alla Siria, ha spresso il concetto che: stiamo valutando varie
opzioni, ma è improbabile una guerra locale con truppe nostre, (anche mascherate) perché (laggiù in Siria) noi non ci limitiamo solo a distinguerci, noi siamo veri
e propri alieni.
Se confrontiamo questa corrispondenza da Mosca, di A.E.
Kramer, con il silenzio del Giornale di Vicenza (che è, non dimentichiamolo, una importante fonte a Langley) e le inutili interviste a
funzionari della nostra politica estera che appaiono sul Fatto Quotidiano (Zunini),
ci rendiamo conto che l’Italia in questa partita non c’è. C’è solo un allineato
silenzio dell’esthablisment. Perché?
O abbiamo delegato tutto ai partner NATO oppure teniamo tutto
quieto nella speranza che non si veda il doppio gioco che stiamo facendo tra
Putin e Kerry.
Il presidente della Repubblica in queste ore è a colloquio
con Merkel… stiamo aspettando la linea?
Oppure, molto più caserecciamente, stiamo affidando a
Berlusconi, e ai suoi interessi privati, la nostra politica estera in cambio
dell’appoggio non dichiarato a renzuschino?
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