Seveso, il Viet Nam e l'Aborto.
Il 1° Maggio 1975 venne firmato a Parigi il trattato di pace
che poneva formalmente fine alla guerra del Viet Nam. Poche settimane dopo lo
stabilimento ICMESA di Meda (in Italia, vicino a Milano) iniziava, dopo una
ristrutturazione impiantistica, la produzione di un nuovo intermedio per l’industria
farmaceutica: il Triclorofenolo. Sostanza allora poco nota, anche nella
letteratura specialistica.
L’azienda detentrice degli impianti, ovvero la Givaudan, avrà
modo di scrivere in una dichiarazione rivolta al pubblico che “Il Triclorofenolo è una sostanza
relativamente innocua, nota da più di 60 anni. Nella legge svizzera sui veleni
essa figura nella quarta classe, accanto a prodotti come l’acido citrico. Il
Triclorofenolo viene prodotto da ICMESA esclusivamente
come intermedio per la produzione di esaclorofene, utilizzato negli ospedali
come disinfettante”.
Siamo nel 1976. Il punto è perché la Givaudan usa quell’avverbio:
“esclusivamente”?
In quel periodo alcuni volantini di estrema sinistra
(Movimento Studentesco) sostennero che la multinazionale svizzera che possedeva
Givaudan produceva in Italia sostanze usate dagli americani per defogliare il
Viet Nam al fine di poter affinare la precisione dei bombardamenti al Napalm.
Ma la tesi non resse perché la produzione a Meda di sostanze
correlate all’agente Orange era iniziata dopo la pace vietnamita e l’inizio del
processo internazionale di messa al bando delle armi chimiche.
Nel Marzo 1997 Rai2 mandò in onda una ricerca condotta dal
giornalista di inchiesta Maurizio Torrealta nella quale si dava conto delle
dichiarazioni a lui stesso fatte da un non meglio precisato “testimone di giustizia” il quale
sosteneva che all’inizio gli impianti ICMESA venivano impiegati in “dual use”
nell’ambito di una ricerca segreta sulla teratogenesi di alcune sostanze/armi
chimiche. Anche questo filone di denuncia non ebbe seguito.
Quindi allo stato degli atti bisogna escludere un retrostante
sfondo bellico per i fatti di Seveso.
***
Ma quel che è certo è che l’aspetto relativo agli effetti
teratogeni della diossina di Seveso venne preso subito molto sul serio dal
governo Andreotti (primo governo di solidarietà nazionale, col sostegno del
PCI) e dal Parlamento con l’istituzione di una Commissione di Inchiesta, cui
facevano parte pezzi grossi come Giovanni Berlinguer e Susanna Agnelli. E su
questa materia il governo emise in quattro e quattr’otto dei provvedimenti di
deroga alla legge che vietava l’aborto in Italia. Alcune donne provenienti
dalla zona inquinata scelsero di abortire e lo fecero assistite riservatamente da
strutture sanitarie.
Nei mesi dell’estate/autunno 1976 la popolazione dei comuni colpiti
dal fall out pericoloso subì disagi estremi. Evacuazione, territorio inagibile,
sospensione di tutte le attività, macellazioni forzate ecc. Ma soprattutto subì
il terrore della CLORACNE. Essa colpiva soprattutto la pelle e il viso dei
bambini causando sentimenti angosciati.
In questo contesto si sviluppò una campagna nazionale sul
tema dell’aborto terapeutico. La Regione Lombardia e i sindaci dovevano gestire
grossi problemi di evacuazione di massa con proteste, blocchi stradali e seri
problemi sanitari che non si sapeva come affrontare. Ma
i quotidiani nazionali polemizzavano sull’aborto.
La giovane dirigente radicale
piemontese Emma Bonino si trasferì a Meda e Seveso lanciando una campagna
femminista sul “diritto” all’aborto. Oltre a volantini con dettagliati disegni
sulle conseguenze sui feti dell’esposizione a diossina la Bonino diffondeva una
ordinanza regionale del 13 Agosto '76 nella quale, tra l’altro, si diceva: “le persone esposte a rischio di
contaminazione si astengano dalla procreazione per almeno sei mesi.”
Vennero istituiti tre consultori familiari che mettevano a
disposizione le tecniche contraccettive.
La posizione antiabortista cattolica venne impugnata dal
vescovo il quale trovò un mirabolante propagandista nel liberale Indro
Montanelli. Costui sostenne col suo nuovo Giornale (di destra) la campagna di
dichiarazioni di coscienza da parte di famiglie disponibili alla adozione di
bambini andicappati dalla diossina. Bisognava completare le gravidanze in ogni
caso, ci avrebbe pensato la solidarietà cattolica a dedicarsi ai nati del dopo
Seveso.
L’argomento più profondo di Montanelli era il seguente: il
rischio teratogeno non colpisce la madre, ma il feto, pertanto l’eventuale
aborto non ha natura terapeutica, ma eugenetica.
In Italia l'aborto divenne legale nel 1978 con la legge 194.
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