Nel frattempo ...
Pare che il testo del quesito referendario sia questo (Silvia
Truzzi su FQ del 4/9/16):
“Approvate il testo della legge
costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo
paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi
di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del
Titolo V della Parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 Aprile 2016?”.
***
Si
chiede quindi la disponibilità ad approvare un testo già riassunto nel titolo.
Ed è il titolo della legge ad illustrarne i contenuti, molto più chiaramente
del testo di legge stesso, direi.
Il
testo del quesito investe quindi l’elettore di una certa consapevolezza, non
risulta a mio parere un quesito incomprensibile o burocratico come alcuni
precedenti. Ma bisogna augurarsi che la campagna serva a chiarire eventuali
ambiguità.
Ad
esempio in tema di superamento del bicameralismo occorrerà chiarire che ciò che
verrebbe superato è solo il carattere paritario
esistente tra le due camere perché il bicameralismo in quanto tale non viene
superato affatto.
Quando
poi si parla di contenimento dei costi di
funzionamento delle istituzioni, dopo aver premesso la riduzione del numero di parlamentari, occorrerà chiarire che l’intervento
in questo senso non è per niente efficace, anzi quasi trascurabile.
Se si
vuole ridurre i costi di funzionamento di una struttura politica bisogna
incidere sulla sua macchina burocratica: funzionari, stipendi, rimborsi spese
ecc., ma l’accostamento numero
parlamentari/contenimento costi va in un’altra direzione e per essere
incisivo deve portarsi via almeno il 20/25 % dei totale. Qui si cancellano più
o meno 215 posti in tutto mentre la macchina istituzionale totale (deputati,
senatori, consiglieri regionali, sindaci – supponendo che le provincie siano
già cancellate -) raggiunge i 10156 posti. Si tratta del 2%.
E se si
guarda al valore simbolico dell’intervento bisogna ricordare che i vitalizi e
le indennità non vengono toccati. Non spetta alla Costituzione.
Si
potrebbe dire che un elettore votando sì a fronte di questo quesito esprime il
desiderio di ridurre i trattamenti dei parlamentari, ma è inesatto perché
all’elettore viene chiesto se approva le disposizioni
per il contenimento dei costi, ovvero disposizioni che dovrebbero essere
contenute in tale testo, ma che non ci sono. L’art. 69 viene infatti modificato
stabilendo che solo i membri della Camera ricevono una indennità, ma essa
(com’è ovvio che sia) è stabilita dalla Legge, non dalla Costituzione.
Il CNEL
viene abolito non attraverso un atto di soppressione
come dice il quesito, ma attraverso la abrogazione dell’articolo 99 il quale
interviene sugli organi ausiliari lasciando intatti gli atri due: Consiglio di
Stato e Corte dei Conti. Anche le Provincie vengono cancellate dal nuovo testo
dell’art. 114. Ma questi enti esistono in forza della legge istitutiva che li ha
creati e non in virtù del principio costituzionale che li concepisce, pertanto
la loro soppressione reale passa
attraverso l’abolizione per legge, non attraverso la cancellazione del
principio che li concepisce. Inoltre va ricordato che i dipendenti (pubblici)
che li compongono vengono assorbiti da altri enti.
L’elettore
che vota sì non sopprime l’ente, ma dà una indicazione di principio al
Parlamento di agire in tal senso. Il Parlamento poi, quando vorrà, farà la
legge di soppressione.
Quindi
quella frase “contenimento de costi”
è solo propagandistica e non riguarda il merito.
Per non
dire poi della meschinità contenuta nell’idea di trattare come materia
costituzionale aspetti economici di natura amministrativa e di cassa.
Su
questo anzi è curioso osservare che nella stessa Relazione che accompagna il
Disegno di Legge Renzi Boschi non vi è alcun passaggio o anche solo cenno
inerente i costi della politica. Forse si vergognavano di scriverlo in
documenti seri. E’ corretto pertanto rilevare che in quel documento, che
introduce ed accompagna il testo di revisione, il Governo attesta di non avere
alcuna volontà politica di agire sui costi degli eletti.
Il tema
è stato inserito nel titolo del DDL, e oggi nel quesito referendario, come
specchietto per le allodole.
Il
Governo ha chiesto al Ministero dell’economia di quantificare i risparmi
generati dalla riforma e il 28 Ottobre 2014 ne ha ottenuto una Nota (prot.
83572) del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato dalla quale
risulta che il risparmio derivante dall’intervento sul Senato è pari a 49
milioni di Euro mentre quello derivante dalla soppressione del CNEL è pari a
8,7 milioni di Euro.
Questi
sono i dati veri, il resto è solo demagogia.
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Antica saggezza veneta:
"Tra verità e busìa, se vende la mercanzia..."
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