La settimana è stata caratterizzata dal vistoso endorsement
di Obama a Renzi con una interferenza bella e buona nella nostra privacy
politica. Un intervento a gamba tesa che conferma la tendenza già rimarcata
poche settimane fa dall’ambasciatore americano nella sua inopportuna
perorazione del Sì al Referendum del 4 Dicembre p.v.
La TV di Stato ha fatto da megafono coi nostri soldi of course.
Ma l’endorsement obamiano non si è limitato solo al tema della nostra politica
interna, è spaziato verso la UE attaccandone l’austerity economica. E’ stata
una frecciatina alla Merkel e alle sue resistenze sul TTIP, ma è stata anche
una bottarella a Hollande che fa il doppio gioco in nordafrica (Libia) e sulla
security.
Al successivo vertice di Bruxelles pare che Renzuschino abbia
“portato a casa” il rinvio delle nuove sanzioni anti Assad e il rallentamento
da quelle anti Putin, ma deve incassare il monitoraggio stretto sulla Legge di
Bilancio. Vedremo se la pacchiana inaffidabilità delle cifre ivi indicate
reggerà ancora in parlamento o se, vista la maggioranza fibrillante, tutte le
mance promesse verranno rimangiate. In ogni caso, anche se fosse, non prima del
4 Dicembre of course.
Sul piano Veneto, la settimana registra un insolito intervento
di Mattarella in favore dell’unità d’Italia, fatto sul Giornale di Vicenza
sotto forma di editoriale. Evidentemente il Quirinale spera che, in vista del 4
Novembre “festa dell’Unità nazionale”
si ritirino dalle terrazze le bandiere venete. Per il momento infatti sono
riusciti a dribblare il Referendum autonomista che Zaia non ha avuto le palle
di imporre. Sarebbe stata un’ottima occasione ottimizzare i costi delle urne
facendo tutti e due i referendum, quello costituzionale e quello autonomistico,
insieme, ma evidentemente il rischio era troppo alto.
Nel Veneto spira un vento autonomista almeno da vent’anni, anzi
da molti d più. Finora la Lega ha tenuto a bada il problema blaterando di
secessione, devolution ecc. ma dopo vent’anni anche il Veneto, per quanto mona,
si è accorto che Bossi prometteva solo aria fritta. E ora nostri industrialotti
incolti e buzzurri (ma tenaci e ingegnosi) sono arrivati al cambio
generazionale stanchi di tasse e terrorizzati dalla globalizzazione. La partita
aperta quindi è quella di riuscire a conquistare il consenso della nuova
generazione, la quale ha studiato, ha fatto l’Erasmus e i masters in Business
Administration, ma proprio per questo non ha nessuna fiducia nell’Italia e la
sua classe politica. A questo serve Renzi col suo messaggio rottamatorio, ma
dopo oltre due anni anche l’opzione Renzi si sta dimostrando aria altrettanto
fritta di quella bossiana…
Guardando bene tra le parole di questo editoriale di Stato si
vede che il Veneto in quanto tale non viene mai nominato. Si parla, con
riferimento al plebiscito del 1866 ma non solo, di Venezia, le Venezie e
Mantova, come se il problema fosse storiografico. In realtà non è mai stato
così politico.
E’ ancora presto per dire se l’intervento mattarelliano sia
un segnale di riconoscimento delle problematiche autonomiste dopo averle
sistematicamente ignorate con sufficienza, soprattutto da parte del
predecessore. In ogni caso è un segnale di allarme. Lo Stato italiano avverte
un venticello che potrebbe anticipare sviluppi tempestosi.
Il bello è che questo lo sa bene Putin, il quale con la sua
televisione Russia Today ha sempre seguito ogni passaggio delle varie iniziative
autonomistiche e se il gioco contro di lui da parte della NATO si facesse più
duro potrebbe cedere alla tentazione di coccolarsi una vera lotta di secessione
e spezzare in due quella Italia che, come dice Mattarella, “deve molto alle genti di queste contrade”.