Il NYT di ieri, Venerdi, nell’articolo di fondo dedicato al “divorzio
che attraversa l’Atlantico” si chiede se gli Stati Uniti e l’Europa possono
ancora lavorare assieme anche senza essere più amici. Si tratta, come noto, di
un giornale ostile a Trump, soprattutto ostile ai suoi tweet che tagliano fuori
l’establishment, perciò la domanda evoca scenari pessimistici. Ma in questa
corrispondenza da Berlino Anna Sauerbrey punta più sull’effetto della frase
pronunciata da Merkel: “Noi europei dobbiamo prenderci in mano il nostro
destino. I tempi in cui potevamo affidarci agli altri sono finiti.”La
separazione dunque viene data per certa assieme al rafforzamento dell’asse franco
tedesco dopo l’avvento di Macron. Si tratta ora, nell’ottica della Sauerbrey,
di partire con il rafforzamento militare europeo.
Il NYT di oggi, Sabato, con una corrispondenza da Bruxelles
a firma Guy Verhofstadt ex primo ministro belga dei primi anni 2000, rafforza
lo spunto militarista scrivendo apertamente che di fronte alle posizioni dubbiose
di Trump sulla NATO occorre puntare alla autosufficienza militare totale.
Bene. Il dissidio sugli accordi di Parigi su climate change annebbia la visuale ma è
chiaro che il dibattito armageddone sta partendo e il quarto cavaliere dell’Apocalisse
sta strigliando il cavallo.
Per l'informazione europea il problema sono gli accordi di Parigi, per quella americana è la NATO.
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