Oggi il Sole24Ore annuncia festoso il nuovo CCNL dei
metalmeccanici. Un contratto innovativo che dovrebbe segnare il passaggio
consensuale al 4.0 e quindi l’allineamento disciplinato delle parti sociali
italiane allo scenario del World Economic Forum (WEF). Un assist all’operazione
Draghi.
La durata quinquennale (’19-‘24) allinea il ritmo all’Agenda 20
– 30 dell’Onu e indica implicitamente nel 2025 Il prossimo momento in cui fare
il punto sul processo. C’è poi l’aumento del contributo Cometa per under
35. E' una misura che oltre ad incentivare l'adesione dei giovani i quali non hanno ancora chiara l'importanza della previdenza, introduce formalmente un concetto che distingue i lavoratori per
età anagrafica. Essa risponde anche all’idea che il cambio generazionale sancisca il cambio
della fabbrica dalla catena al digitale. Una fabbrica già semi-robotizzata dal
2.0 si apre ora all’AI (intelligenza artificiale). Secondo il giornale di
Confindustria questo è il punto principale del nuovo CCNL e per evidenziarlo il
quotidiano datoriale enfatizza soprattutto il nuovo inquadramento professionale
dei dipendenti. Un atto che viene visto come definitivo superamento del modello
di inquadramento introdotto nel ’73, in piena epoca fordista e come segnale
forte di apertura allo scenario della quarta rivoluzione industriale.
E’ la quarta rivoluzione industriale auspicata solennemente
nel 2015 da John Elkann e descritta ufficialmente nel libro omonimo di Claus
SCHWAB (gran sacerdote fondatore del WEF). E’ curioso notare che l’erogazione
dei nuovi aumenti salariali parte a Giugno ‘21 ovvero alla chiusura dei lavori
del prossimo WEF, quello che potrebbe essere il più importate della storia. Col
nuovo inquadramento viene introdotto un concetto innovativo di valutazione
della professionalità: il campo di responsabilità di ruolo. Esso viene così
definito nell’articolo di Giorgio Pogliotti: “si passa dalla mansione al ruolo
… dal cosa si fa al come si fa e come si può fare meglio.” Ovvero il luogo di
lavoro diventa un campo di studio per l’algoritmo, il lavoro viene sì
valorizzato ma in quanto data provider for machine learning perché la
dimensione creativa è a tutt’oggi ancora poco automatizzabile. Con il
taylorismo si studiavano e si condizionavano i movimenti dell’operaio per
risparmiare sul tempo, oggi l’obiettivo del comando capitalistico in fabbrica è
la sua creatività. Si stimola la sua creatività (almeno nelle intenzioni) per
digitalizzarla. C’è una componente di umanizzazione ma è transitoria. L’obiettivo
rimane la robotizzazione totale solo che è ancora troppo costosa e va
compensata dai risparmi che derivano dalla delocalizzazione in paesi dove il
lavoro poco creativo costa meno dei robot. Le mansioni manuali non creative
verranno lasciate alla delocalizzazione mentre qui da noi si stimolano
progressivamente quelle creative anche con processi di formazione continua sul
digitale. Con questa linea è coerente la scelta del nuovo inquadramento che
cancella il primo livello e reinquadra direttamente sui livelli superiori.
Ciò mi stimola una riflessione collegata alla lettura, che
sto terminando in questi giorni, del libro di Claus Schwab con prefazione di
John Elkan, edito nel 2015 da Franco Angeli. Nella quarta rivoluzione industriale,
ovvero quella che l’attuale élite mondialista si ripropone di attuare entro il
decennio, il lavoratore reale è un ibrido tra umano e robotico supervisionato
non più da una gerarchia autoritaria ma da un algoritmo che studia e ottimizza
ogni mossa. In tutte le 200 pagine del libro il messaggio quasi ossessivo è
quello della velocità dei nuovi processi di innovazione, sia in campo
produttivo che commerciale e sociale. Tra i vari punti c’è quello della sostituzione
di lavoro umano.
Le mansioni ripetitive, quelle di Tempi Moderni di Charlot,
sono già state automatizzate. Ma ciò che è in atto oggi come oggi è
l’automazione di mansioni intellettuali, tipicamente impiegatizie come: avvocati,
analisti finanziari, giornalisti, contabili, assicuratori e
bibliotecari. Il processo di distruzione dei posti di lavoro è oggi
potenzialmente molto più “disruptive” di quanto non lo sia stato nelle
precedenti rivoluzioni industriali. Ciò è dovuto alla sua portata e alla sua
velocità. In linea di tendenza le sue caratteristiche sono riconducibili ad una polarizzazione: tutto viene automatizzato salvo gli estremi, ovvero le
professionalità altamente creative e i lavori manuali con bassa remunerazione.
Il nuovo CCNL è in linea con questi obiettivi. Speriamo che
le nuove generazioni ne beneficino veramente. Intanto speriamo che i lavoratori
mettano in tasca davvero i 200 euro di “Flexible Benefit” ovvero emolumento
annuale esente fisco. E’ il progresso, bellezza!
Antonio Gramsci,
PRINCIPI DI METODO
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