Il 30 Aprile
di quarant’anni fa (1975) si concludeva la caduta e lo sfascio definitivo del
Viet Nam del Sud. Le truppe dell’esercito nordvietnamita entravano in una
Saigon (la capitale) ove nelle ultime 36 ore c’era stata una drammatica fuga di
civili e militari compromessi con il governo con la drammatica chiusura ed
evacuazione della ambasciata degli Stati Uniti. Nord e sud venivano riunificati
sotto la guida politica dei comunisti.
Per la mia
generazione la liberazione di Saigon e la sconfitta del complesso militare più
potente del mondo (gli Stai Uniti) da parte di una resistenza guerrigliera
popolare, costituiscono una vittoria epocale e il principale riscontro dell’ideale
pacifista occidentale. Quel giorno tutti abbiamo creduto di poter vincere.
Nei quattro
anni successivi vi fu il tentativo di lanciare una rigida pianificazione, ma poi
l’economia vietnamita, sempre governata dai comunisti, aprì al mercato
riducendo in due decenni l’indice di disoccupazione dal 59% al 18%. Oggi il
Vietnam è partner commerciale di Gazprom e viaggia ad un indice di crescita di
poco inferiore a quello cinese. E ‘uno “stato
socialista unicamerale” con una assemblea elettiva di 400/500 membri. La
Costituzione del 1992 assegna al partito comunista la guida del governo.
Sul
piano delle relazioni internazionali spicca il cronico contenzioso con la Cina,
in particolare per il controllo delle isole. L’economia è aperta al turismo,
anche con gli Stati Uniti.
Pax et libertas
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