Oggi ci sono i terremoti artificiali causati da irradiazione e
surriscaldamenti ionosferici. Vengono surriscaldate le faglie dall’alto, con
manovre in remoto. La causa locale quindi non può essere ricondotta ad
esplosioni ma a movimenti di placca, come quelle naturali. Una tecnologia come
questa permetterebbe di sviluppare sistemi di quake weapons senza violare
trattati nucleari.
L’appello del Papa al rispetto del clima riportato da vari quotidiani
stranieri nei giorni contigui al terremoto nepalese ha un realtà questo
significato.
Ora che il
maistream dal Nepal si è un po’ placato posso permettermi alcune considerazioni.
Nel periodo
tra il 1945 e il 1993 le potenze nucleari dichiarate erano cinque, ovvero: USA,
URSS, Gran Bretagna, Francia e Cina. Ebbene in quel periodo vennero esplose
2031 testate sperimentali. Un quarto di questi eventi furono test atmosferici.
Una potenza totale pari a 29.000 volte quella di Hiroshima. Il periodo più
acuto di questa attività furono i sedici mesi compresi tra il settembre 1961 e
dicembre 1962. Poi ci fu la firma del primo trattato per la messa al bando dei
test nucleari; il Limited Test Ban Treaty.
Oggi a
cinquant’anni di distanza si vede facilmente che quell’accordo, importantissimo,
firmato il 5 Luglio 1963 serviva certamente a porre fine ai test atmosferici,
ma per dare il via libera ad un massiccio piano di sperimentazioni sotterranee;
un piano sostenuto da sottili propagande pseudo scientifiche secondo le quali
le esplosioni underground non rilasciavano polluzioni atmosferiche. Della
stessa comunicazione strumentale faceva parte anche la campagna antifumo,
fondata sull’idea che il cancro ai polmoni fosse dovuto allo smoking business,
senza spiegare che un fattore altrettanto grave era proprio l’air pollution
causato dai test atomici.
Pertanto,
dopo che nel corso degli anni sessanta il bando nucleare del ’63 venne recepito
da centinaia di paesi, decollarono i dati sulle esplosioni sotterranee. E si
iniziò a sospettare la correlazione tra test atomici e terremoti; senza però
spaventare l’opinione pubblica, of course. Il dibattito rimaneva a livelli specialistici.
Ma col passare dei decenni si diffusero documenti accessibili open source.
Nel 1989, ad
esempio, alla seconda conferenza internazionale su Nazioni Unite e Pace Mondiale
venne presentato e acquisito un testo scientifico dal titolo esplicito:
Earthquakes and Nuclear Testing dangerous patterns and trends, del prof. Gary
T. Whiteford. E’ quindi noto, anche se non propagandato, che la correlazione
atomica/terremoti esiste e viene da tempo studiata.
Esplosioni termonucleari
cinesi del settembre 1969 causarono terremoti in Australia; esplosioni
statunitensi sotto il Nevada nel 1976 causarono sismi a Tangshan in Cina con
migliaia di morti ecc. In Iran lo stesso anno vi fu un terremoto che distrusse
la città di Tabas con 25.000 morti, esso era collegato a precedenti esplosioni
nucleari. Poi Mururoa, altri stati dell’ex Urss, Afghanistan 2002 ecc.
Nel decennio
scorso emerse il problema del Radon, la cui presa di coscienza faceva capire a
tutti che il rischio radioattivo può entrare direttamente nelle nostre case
proprio dl sottosuolo. E che pertanto la balla secondo la quale il nucleare
underground non è inquinante non avrebbe retto ancora per molto.
Non sono un
esperto e non voglio perdermi nel mare di dati disponibili ai ricercatori.
Quello che voglio dire è che l’idea secondo la quale il terremoto nepalese dei
giorni scorsi sia connesso con sperimentazioni più o meno nucleari è credibile
e non viene ostracizzata come “complottistica” solo perché finora è stato
sufficiente tacere sui media e coprire con finti solidarismi.
Ma le ragioni
che giustificherebbero tali sperimentazioni in questa fase ci sono tutte.
Primo
fra tutti l’accordo annunciato in Aprile che dovrebbe essere sancito in Giugno
sul nucleare. Piazzare in questo frangente la prova di armi globali innovative
dimostrerebbe il vantaggio anche in regime di stabilizzazione nucleare. Agli
occhi degli armageddoni israeliani, ad esempio, la possibilità di colpire il
territorio nemico con armi letali quanto, se non più, una bomba nucleare,
potrebbe convincere Netanyahu ad accettare l’accordo USA/IRAN in cambio di una
partecipazione alle nuove armi globali.
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