giovedì 14 maggio 2015

WW1 - Interventismo interessato, dignità fatta di vuoto











Il 14 Maggio 1915, cento anni fa, si tenne a Milano una imponente manifestazione interventista in Piazza Duomo. Il paese era stato per mesi lacerato tra neutralisti e interventisti e il successo di manifestazioni come quella dimostravano che ormai era definitivamente prevalso nel Paese il sentimento favorevole alla guerra. La campagna propagandistica finanziata segretamente da Francia, Russia e soprattutto Inghilterra aveva funzionato. I vari D’Annunzio, i Futuristi ecc. avevano convinto i giovani studenti e varie fasce della popolazione nonostante il nuovo Papa, Benedetto XV, avesse fermamente condannata la guerra fin dal Settembre 1914 con la sua prima enciclica.


L’Italia in realtà aveva già firmato il patto di Londra che prevedeva i termini di spartizione a fine conflitto delle conquiste. Quindi la mobilitazione interventista serviva solo a creare un clima artefatto per indurre le famiglie a sopportare il sacrificio di vite umane che si prevedeva. Ma l’ubriacatura durò poco perché già a Natale, quando molti soldati non tornarono in licenza per le feste e quelli che tornarono raccontarono la verità, gli italiani si resero conto della vera situazione.




Qui a Valdagno la propaganda interventista era stata portata il 25 Marzo da Cesare Battisti su invito della Associazione Trento e Trieste, sezione locale.
Egli tenne una conferenza nella quale descrisse la passione dei Trentini e a loro “agonia sotto il giogo austriaco”. Oggi sappiamo che egli era solo una, per quanto appassionata, spia irredentista che combatté come soldato e come Tenente fino alla cattura e alla esecuzione capitale.

E sappiamo anche, come ci racconta Cazzullo nel suo libro (pg 96), che egli era informato circa la certezza dell’intervento italiano già dall’Agosto del 1914 come documentato da un messaggio segreto inviato oltre confine alla moglie Ernesta Bittanti.



L’italia fascista dei successivi decenni ne ha fatto un grande eroe sopra le righe. Sua moglie stessa non era d’accordo con l’enfasi del regime e oggi, tre generazioni dopo, il suo nome ricorda agli italiani solo un esule degli anni di piombo.

La mia città, sei anni dopo la sua morte, volle rendere grata memoria alla sua “anima eroica” murando una lapide nel luogo della sua conferenza propagandistica, l’ex Albergo Alpi. 
Una lapide ove, con caratteristica enfasi retorica, si ricorda che la sua anima : “illuminò con luce di martirio le vie della vittoria”. In pratica lo si ringrazia per le preziose informazioni che passò all’Italia.



Non nutro particolare ammirazione né per la sua figura né per la sua causa, ma provo un senso di gratitudine nei confronti dalla compagnia di marcia di Battisti quando penso al lavoro di costruzione di mulattiere, camminamenti e trincee che partendo da Malga Campobrun portano a Cima Carega, un lavoro che in buona parte venne da loro realizzato.

Un itinerario che ho percorso con mio padre e con amici in tante, bellissime, domeniche di pace.  


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