Il 14 Maggio
1915, cento anni fa, si tenne a Milano una imponente manifestazione
interventista in Piazza Duomo. Il paese era stato per mesi lacerato tra
neutralisti e interventisti e il successo di manifestazioni come quella
dimostravano che ormai era definitivamente prevalso nel Paese il sentimento
favorevole alla guerra. La campagna propagandistica finanziata segretamente da
Francia, Russia e soprattutto Inghilterra aveva funzionato. I vari D’Annunzio, i
Futuristi ecc. avevano convinto i giovani studenti e varie fasce della popolazione
nonostante il nuovo Papa, Benedetto XV, avesse fermamente condannata la guerra
fin dal Settembre 1914 con la sua prima enciclica.
L’Italia in
realtà aveva già firmato il patto di Londra che prevedeva i termini di spartizione a fine conflitto delle conquiste. Quindi la mobilitazione interventista serviva solo a
creare un clima artefatto per indurre le famiglie a sopportare il sacrificio di
vite umane che si prevedeva. Ma l’ubriacatura durò poco perché già a Natale,
quando molti soldati non tornarono in licenza per le feste e quelli che tornarono raccontarono la verità, gli italiani si resero
conto della vera situazione.
Qui a
Valdagno la propaganda interventista era stata portata il 25 Marzo da Cesare
Battisti su invito della Associazione Trento e Trieste, sezione locale.
Egli tenne
una conferenza nella quale descrisse la passione dei Trentini e a loro “agonia
sotto il giogo austriaco”. Oggi sappiamo che egli era solo una, per quanto
appassionata, spia irredentista che combatté come soldato e come Tenente fino
alla cattura e alla esecuzione capitale.
E sappiamo
anche, come ci racconta Cazzullo nel suo libro (pg 96), che egli era informato circa
la certezza dell’intervento italiano già dall’Agosto del 1914 come documentato
da un messaggio segreto inviato oltre confine alla moglie Ernesta Bittanti.
L’italia
fascista dei successivi decenni ne ha fatto un grande eroe sopra le righe. Sua
moglie stessa non era d’accordo con l’enfasi del regime e oggi, tre generazioni
dopo, il suo nome ricorda agli italiani solo un esule degli anni di piombo.
La mia
città, sei anni dopo la sua morte, volle rendere grata memoria alla sua “anima
eroica” murando una lapide nel luogo della sua conferenza propagandistica, l’ex
Albergo Alpi.
Una lapide ove, con caratteristica enfasi retorica, si ricorda
che la sua anima : “illuminò con
luce di martirio le vie della vittoria”. In pratica lo si ringrazia per le preziose
informazioni che passò all’Italia.
Non nutro
particolare ammirazione né per la sua figura né per la sua causa, ma provo un
senso di gratitudine nei confronti dalla compagnia di marcia di Battisti quando
penso al lavoro di costruzione di mulattiere, camminamenti e trincee che partendo
da Malga Campobrun portano a Cima Carega, un lavoro che in buona parte venne da
loro realizzato.
Un
itinerario che ho percorso con mio padre e con amici in tante, bellissime,
domeniche di pace.
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