Il discorso tenuto oggi da Pope Francis all’Angelus ha un
sapore sincretico.
Il primo richiamo fondamentale è quello del MARTIRIO e il
concetto è stato ripreso dal TG nazionali associandolo alle vittime cristiane
del medio oriente. E’ stato fatto pertanto un uso strumentale delle parole di
Francis a favore della guerra in corso.
Come si può infatti vedere dal testo
integrale tale collegamento non c’era. E pensare che il TG2 si è spinto fino a
mischiare la notizia con un fantomatico bombardamento di una chiesa da parte
del jet russi. Le TV berlusconiche non si sono spinte a tanto. Ci sono
certamente vittime cristiane dell’integralismo JIHADISTA, e ad esse penso
spesso con rammarico, ma non credo proprio che ci sia nessun jet russo che bombarda
cristiani in quanto tali.
Quello che sta avvenendo invece è che in vista degli
accordi di Ginevra la posizione Assad-Putin si sta rafforzando parecchio grazie
ai risultati sul campo. E si rafforza anche in occidente l’idea di una piena
collaborazione con loro.
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Il secondo concetto dell’Angelus è la stretta correlazione
tra Stefano, il protomartire, e San Paolo. Costui, che era un cittadino romano,
non un giudeo, come si può desumere dal Atti degli Apostoli, non solo fu
presente, ma diresse la lapidazione di Stefano, ne fu carnefice. Ma, sempre
secondo gli atti, fu da Stefano perdonato sotto i colpi delle pietre. Francis
lo invoca come esempio di perdono (il massimo del dono) e perciò, anche se oggi
non ha mai invocato la parola PACE, ha mandato un messaggio non violento.
Se è così quei giornalisti che oggi si sono fatti megafono
distorto dell’aggressione occidentale alla Siria dovrebbero non solo cambiare
mestiere, ma chiedere scusa e dedicarsi ai servizi sociali.
°°°
Stefano, secondo il Da Varazze, fu il primo dei sette diaconi ordinati dagli
apostoli. Egli era pieno di grazia e fortezza e faceva prodigi in mezzo
al popolo, ma la cosa generava invidie presso i giudei che lo
martirizzarono mediante lapidazione. Nella sua ricostruzione il Da Varazze
oltre alle Scritture, fa riferimento ad Agostino ed afferma che Stefano venne
lapidato il 3 Agosto dello “stesso anno in cui Gesù ascese al cielo”.
Meno noto, anche se il Da Varazze lo scrive, è che sulla scena del martirio e
quindi presumibilmente tra coloro che lanciarono almeno una pietra, c'era anche
Saulo di Tarso, colui che diverrà poi Paolo lungo la via di Damasco.
Il prete Luciano negli ultimi giorni dell’anno 415 d.C.
scrisse una lettera che costituisce una delle fonti principali su Santo
Stefano. Egli fissa a data della traslazione delle reliquie a Gerusalemme al 26
Dicembre 415 (e penso che sia con questo che si spiega la sua posizione nel
Martirologio). Egli racconta che nonostante la desolante siccità il passaggio
del suo corpo portava la pioggia abbeverando finalmente a terra…
Al giovane campione di ballismo televisivo che oggi ci guida
nel deserto, voglio ricordare, nel giorno di sanstefano, il verso di Fabrizio
de André:
“c’è chi aspetta la
pioggia/per non piangere da solo.”
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