Fronte dell'Isonzo 1916,Cadorna, Zupelli e il Re |
La città fortificata di Verdun, decisiva per la difesa
orientale francese, inizia il suo più duro calvario il 21 Febbraio di cento
anni fa quando la Germania sferrò un attacco destinato a durare vari mesi. I
primi giorni venne conquistato il Forte Douaumont e Vaux sulla riva destra
della Mosa, ma poi la difesa del generale Pétain seppe sferrare efficaci
campagne controffensive. Tra le misure strategiche prese per contrastare questo
potentissimo attacco tedesco c’è la
Quinta battaglia sull’Isonzo.
Il libro di Giuliano Da Frè, uscito l’anno scorso per i tipi
di Newton Compton, ci ricorda che si trattò di una “offensiva di
alleggerimento” motivata dagli obblighi contratti con gli alleati - si dovevano
tener impegnate le truppe austro ungariche sul nostro fronte per impedire che
venissero inviate a dar mano ai tedeschi – ma costò perdite pari a 1882 uomini
per l’Italia e altri 1985 di parte austriaca.
Essa partì l’11 Marzo del 1916 e
durò appena (si fa per dire) cinque giorni. Ufficialmente la quinta battaglia
sull’Isonzo cessò per una interruzione dovuta ad una bufera di neve.
In quelle settimane (Febbraio/Marzo) Cadorna si sentiva sotto
tiro del governo ed era ossessionato dalla massoneria. Il ministro della guerra
Elio Vittorio Italico Zupelli, che era anche generale del Regio Esercito, lo
criticava ormai apertamente e aveva anzi predisposto, d’intesa col ministero
della Difesa, un piano alternativo alla strategia cadorniana delle spallate frontali.
In tale piano, presentato ufficialmente sotto forma di Memoriale il 6 Gennaio
del ’16, Zupelli proponeva di concentrarsi, anziché sull’Isonzo, sul Carso e
contemporaneamente lanciare l’intervento italiano nei balcani attirandovi il
grosso delle riserve austroungariche.
Vienna in quei mesi stava per vincere con la Serbia mentre il
Montenegro, suo alleato con legami dinastici in Italia, si era arreso
ufficialmente il 17 Gennaio causando, tra l’altro, uno stressante impegno alla
Regia Marina per lo sgombero di civili e militari in Adriatico.
Lo scontro fu vinto (transitoriamente) da Cadorna e Zupelli a
fine Marzo fu sostituito alla guida del ministero con un altro generale più
accomodante.
***
Questo scontro di strategie evidenzia la meschinità della vera
strategia cadorniana.
Costui infatti era impegnato con il suo antagonista
viennese Borojevic in una estrema strategia di logoramento delle risorse,
laddove questo termine possiamo intenderlo in senso moderno: risorse umane.
Egli, Cadorna, era infatti convinto che il vantaggio
fondamentale nei confronti dell’Austria fosse dato all’Italia dal fatto di
essere entrata in guerra un anno dopo e avere più “risorse”, appunto,
spendibili sul campo.
L’Austria infatti aveva subìto grandi perdite da Serbia e
Russia, nei mesi in cui l’Italia si era preparata i ranghi e i cannoni.
Dall’inizio della guerra l’Austria era stata costretta a richiamare i coscritti
delle classi dal 1897 andando indietro fino al 1865 (quando il Veneto non
faceva ancora parte del Regno d’Italia) e in quelle settimane stava richiamando
la classe 1898.
Pertanto Cadorna era convinto che: “A primavera del 1916
l’Austria non avrebbe più potuto ripianare le perdite, avendo già chiamato alle
armi gli uomini di 50 anni, mentre i soldati italiani più anziani ne avevano 39
e c’erano “magnifiche" riserve cui attingere”. (Da Frè 311)
Quindi sfruttò la
richiesta d’aiuto dell’alleato francese per bruciare un altro migliaio di
“risorse “austriache sul fronte esterno e per far fuori il principale nemico
sul fronte interno.
Ma in primavera l’Austria, tutt'altro che fiaccata, mise in atto la cosiddetta
strafexpedition e per qunto riguarda Zupelli, costui, dopo Caporetto, ritornerà in auge con un importante
incarico di sostituzione di Cadorna.
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