La mostra fotografica su P.P.Pasolini appena conclusasi a
Valdagno in collaborazione con i comuni di Marano, Santorso e Valli del Pasubio
ha mostrato ottime foto dell’artista tra le quali alcune relative al dibattito
del 1972 sulla libertà d’espressione.
Il successivo dibattito ha permesso di approfondire il tema
nei termini che ho ricordato nel precedente post. Ci fu anche autocensura,
hanno ricordato i relatori ed è certamente vero, ma rimangono gli oltre 30
procedimenti giudiziari che P.P.P. dovette affrontare e vincere per proteggere
la propria opera.
***
Il giovane e promettente vicesindaco cittadino si è anche
rivelato coraggioso nei confronti del comune sentire pedemontano, abituato a
parlare di Pasolini in quanto “culaton” e basta, arrivando a scrivere:
“E’ quindi sincero e
sentito l’omaggio di Valdagno all’uomo Pasolini e al suo pensiero certi che in
questo territorio, che ha saputo lottare per la pace e la democrazia, che fonda
le sue radici nell’accoglienza e il confronto […saprà dare dimora…] non solo al
messaggio pasoliniano, ma soprattutto alla linfa che da quest’ultimo scaturisce.”
Tuttavia non vi è stato cenno al fatto che il mese scorso un
comitato promotore composto anche da parlamentari dell’area democratica e di
sinistra ha consegnato alla Presidente Boldrini una petizione con più di
diecimila firme per la istituzione di una commissione parlamentare monocamerale
sulla morte di Pasolini.
Suppongo che a fronte delle emergenze su lavoro, economia e
terrorismo e con la prospettiva di votare alle politiche l’anno prossimo la
proposta possa rimanere tra le cose non prioritarie; ma se tale commissione
venisse creata avrebbe certamente il potere di scavare sui poteri occulti, come
la P2, che vollero la sua morte, riabilitandone la memoria.
Spero quindi che ciò avvenga senza riguardi e ipocrisie anche
a sinistra. Ipocrisie che non mancano anche in questi anni di rilancio non solo
della figura poetica, ma anche “politica” di Pasolini, in quanto persona che
voleva la verità sulle scorribande del potere.
Quanto alle autocensure di sinistra si tende per esempio a
trascurare nelle ricostruzioni biografiche che P.P.P. ha lavorato assieme anche
con Giovanni Guareschi, quello di Don Camillo e Peppone, nel 1963 per la
realizzazione del film La Rabbia.
Il film mostra il contrasto delle reciproche visioni
politiche, ma anche convergenze nell’amore per la cultura contadina.
Il film
restò nelle sale per poche settimane e venne restaurato solo nel 2008 sotto la
direzione di Bertolucci. Il quale non si risparmiò di trascurare alcune parti
di Guareschi, tanto che dovette dare le dimissioni dalla presidenza del
relativo comitato.
Ci fu censura o autocensura nella sorte di quest’opera che
rimase nascosta per oltre quarant’anni?
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