Dino
Segre, nato a Torino il 9 Maggio 1893 e ivi domicilato in Corso Peschiera 28 di
professione pubblicista è noto col nome di Pitigrilli, uno pseudonimo che
deriva dalla espressione francese usata per piccolo
scoiattolo. Fu giornalista del quotidiano L’Epoca e uno dei nomi più famosi
tra quelli della lista pubblicata dalla Gazzetta Uffuciale n. 145 del 2 Luglio
1946. La lista delle spie.
Fu
inviato a Fiume nel 1919 per seguire l’impresa D’Annunziana e mostrò la sua
vocazione anticonformista e, si direbbe oggi, “politicamente scorretta”. Fece infatti un servizio fuori dal coro
nazionalista nel quale descriveva la città come una comunità diversa, più
asiatica che italiana. Divenne famoso. In realtà mostrava solo un certo buon
gusto e una certa autonomia di pensiero. Non stava infatti col mainstream
dell’epoca.
Tra il 1926 e il 1927 quando il regime si consolida, i quotidiani
fascisti tra i quali Il Popolo d’Italia lo attaccavano pesantemente definendolo
cocainomane pederasta, maniaco sessuale e anti italiano. I suoi libri erano
messi all’indice dal Vaticano, ma giravano parecchio per i salotti ricercati e
anche tra i circoli popolari.
Fu inviato permanente a Parigi dove divenne
informatore dell’OVRA per l’area francese. Ciò dopo che fu arrestato per “offese
alla persona di Mussolini, attività politica contraria alle istituzioni e al
regime; immoralità privata e diffusa a mezzo di pubblicazioni”.
Durò poco,
dicono le biografie, era stata la sua amante abbandonata Amalia Guglielminetti
ad ordire un complotto contro di lui basato su lettere falsificate.
Le
prove del suo segreto sodalizio spionistico si trovano nel segreto libro del
capo OVRA Bocchini e nei documenti emersi subito dopo WW2. Li studiò anche
Montanelli il quale osservò che: “ Se Pitigrilli fece la spia, e di questo non
c’è più dubbio, lo fece più per proteggere sé stesso che per danneggiare gli
altri”.
Sta di
fatto che i rapporti dell’Agente 373, il Segre appunto, a volte sono
inattendibili e contengono notizie di fatti inventati. Inventava resoconti di
conferenze alle quali non assisteva, o che addirittura non erano mai avvenute e
molte altre panzane. E nel 1938, con l’avvento di Guido Leto al vertice dell’Organizzazione,
venne allontanato. Spedito al confino il 10 Giugno 1940. E dopo il conflitto si
rifugiò in Argentina dove nei primi anni sessanta fu consulente e “penna di fiducia” (la definizione è di
Montanelli) di Evita Peron.
Fu
comunque lui, secondo Mimmo Franzinelli, a far arrestare l’editore Giulio
Einaudi e a far catturare Vittorio Foa, Carlo Levi e suo cugino Sion Segre.
Era ebreo,
ma ateo. Si convertì al cattolicesimo e concluse la sua carriera come scrittore
internazionalmente famoso e pluritradotto seppur ignorato e osteggiato dalla
intellighentia dell’Italia repubblicana.
Di lui
ci rimangono alcune battute famose come le seguenti:
“In
politica si comincia da incendiari e si finisce da pompieri”
" La verità è solo una menzogna che dura"
"Al cretino del mio partito preferirei sempre l'intelligente del partito avverso".
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