Capita a volte, preferibilmente di Sabato quando i praticanti fede ebraica si concedono il riposo, che anche il Fatto Quotidiano si conceda un po' di verità internazionale. E' quello che è successo ieri a pagina 15 dove è stato pubblicato un paginone a
commento della situazione mediorientale sulla base della penna di Fabio Mini.
Costui, ex generale NATO oggi pensionato nonché amante della libertà di
pensiero, scrive chiaramente, commentando la sceneggiata atomica di NETANYAHU,
che Israele cerca i rilancio delle tensioni regionali perché ne ha sempre
tratto profitto strategico.
E’ da decenni che Israele porta avanti un programma di
nuclearizzazione pesante della propria difesa, e non ha mai smentito di avere
in piena operatività almeno 400 ordigni. Secondo Mini quello stato teocratico è
in grado di colpire coi propri missili “tutto il Medio Oriente e metà Europa e
Africa” e soprattutto NON riconosce alcun trattato di non
proliferazione.
Si tratta di una minaccia in grado di coinvolgere tutti,
americani, russi, europei compresi, in un conflitto nucleare globale. Queste
sono verità elementari che girano tranquille nei cassetti e negli uffici della
NATO ma che non danno luogo ad alcuna apprensione tra quegli stessi generali
che, soprattutto americani, si affannano a blaterare sul pericolo che verrebbe dal Donbass.
Israele non difende i propri confini, li usa come vere e
proprie basi d’attacco dei paesi limitrofi. Attacca e provoca sistematicamente
Siria, Libano, Iraq e Palestina sotto gli occhi di un occidente impacciato dai
paraocchi propagandistici del Mossad. I “grandi” sono in fase di stallo e Bibi
(Netanyahu) cerca di far precipitare la situazione. E non si tratta di
tattiche, ma di una cultura, scrive Mini, della guerra che fin dal 1982 con
Oded Yinon (che prima non avevo mai sentito nominare) è addirittura
riconducibile al primo sionismo di Teodoro Herzl.
Con questa politica Israele è già riuscita ad ottenere la rimozione dei più importanti ostacoli storici al proprio disegno, ovvero l’Iraq di Saddam,
l’Egitto di Nasser, la Libia di Gheddafi e gli stati Arabi. Ora rimangono,
appunto, Siria e Iran.
L'articolo prosegue analizzando la svolta, preziosissima, che sta avvenendo nella penisola coreana, dove la Corea del Nord, il cui leader fino all'altro ieri venva rappresentato come la peggior minaccia globale, ha dimostrato di essere molto più affidabile di quanto la comunità internazionale potesse sperare. Ed ha lasciato Israele senza alibi, difronte alle proprie responsabilità.
Ora l'insolenza politica di questa teocrazia sionista continua ad essere tollerata dall’occidente,
ma oggi dopo il colpo a sorpresa nordcoreano è resa più evidente. E per questo
Netanyahu ricorre ai fuochi d’artificio comunicativi.
Nella sua recente conferenza spettacolare il falco Bibi, in
perfetto stile renziano, ha attaccato l’Iran con l’accusa di portare avanti segretamente
e in barba ai trattati, un programma di sviluppo nucleare bellico. Ma, in barba
alla Bibbia, ha scagliato una pietra monda di peccato.
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