Nell’Aprile-Maggio 68 a New York gli studenti della Columbia
occuparono alcuni edifici scoprendo i legami dell’ateneo con l’apparato militare.
La rivista di letteratura e politica RAMPART di San
Francisco operò dal 1962 al 1975 dando spazio alle idee della sinistra radicale.
Nell’ottobre del 1968 essa uscì con un articolo a firma di Tom Hayden nel quale
si analizzavano le modalità, il significato e gli sviluppi della occupazione
studentesca in atto presso l’Università Columbia di New York.
L’articolo nota come la pratica delle occupazioni si stia
diffondendo in tantissimi atenei ed evidenzia la repressione e il fatto che le amministrazioni
universitarie trascurino le richieste degli studenti. Individua poi nella sintonia
tra i movimenti dei neri afroamericani e gli studenti un fattore di forza del
movimento.
Alla Columbia però il passaggio dalla occupazione temporanea,
impulsiva e spontaneistica alla pratica dell’occupazione permanente inaugura,
secondo l’articolo, una nuova fase strategica del movimento. E prevede una
radicalizzazione delle tattiche: “Non è
da escludere che in futuro gli studenti useranno la minaccia di distruggere gli
edifici come ultimo deterrente per evitare le cariche della polizia. Molte
delle tattiche collaudate – prosegue l’articolo – potranno anche essere
usate anche in piccole operazoni mordi e fuggi tra uno sciopero e l’altro.
Per
esempio – scrive Hayden – le incursioni
negli uffici dei professori che svolgono ricerca sulle armi potrebbero ottenere
il sostegno degli studenti e portare alla luce il ruolo palesemente repressivo
delle università”. Una delle rivendicazioni di quella lotta era infatti il
rifiuto dei progetti di ricerca militare cui lavorava l’ateneo e durante l’occupazione
erano stati scoperti documenti riservati che provavano l’integrazione tra la ricerca
universitaria e i piani di sviluppo militare.
L’articolo prosegue poi con una considerazione che è affine
al dibattito che prendeva corpo in Italia (con le parole di Pasolini) sul Carattere
borghese ed economicamente agiato degli studenti contestatori. E osserva che
gli studenti rifiutano la condizione di privilegio e chiedono una università più
inclusiva. E parlano di “diritti degli studenti”. Essi rifiutano il ruolo che la istituzione
vorrebbe assegnare loro, ovvero quello di venire integrati nelle sfere
decisionali del complesso militare industriale che governa l’ateneo. Quegli
studenti, scrive, “vogliono una
università indipendente” perché: “Alla
Columbia sono riprodotti in scala i problemi dell’America: l’incapacità di
rispondere ai diffusi bisogni sociali e l’uso dell’esercito per difendere le
autorità a scapito delle persone”.
Infine l’articolo approda ad una conclusione da carattere
profetico, che mostra una piena comprensione del sessantotto:
“All’orizzonte c’è una
crisi che la polizia non saprà gestire … stiamo andando verso un nuovo potere,
il potere di bloccare il sistema se il sistema non è più in grado di mettersi
al servizio degli esseri umani”.
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L’articolo è pubblicato su INTERNAZIONALE EXTRA, di Aprile
scorso, a pagina 17.
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