La prima settimana di quaresima ci ha consegnato un
mainstream supino, adagiato sulla sconfitta delle cassandre che avevano
pronosticato una crisi di governo che non è avvenuta. Il senso di sgomento per
la vivida permanenza in sella dei governanti gialloverdi è quindi tracimato in
un esorcistico tentativo di rilanciare sull’idea di un referendum.
Evidentemente il protervo lamento pro-TAV, che in realtà serve solo a sostenere
la fame di commesse di un sistema industriale ormai svenato dalle pratiche di
delocalizzazione, non vuole arrendersi, ed è in panne.
A soffrirne più di
altri è il Giornale di Vicenza che, sempre più incalzato dal morso
industrialvicentino, ha cercato di far finta di niente e continuato a titolare
come se niente fosse successo. Poi ha ripiegato sul tema del reddito di
cittadinanza arrivando a presentarlo come misura di assistenza per i nomadi. Si
tratta di una impostazione che vorrebbe scavalcare a destra la propaganda di
Salvini ma che rischia solo di essere ridicola.
In Veneto è venuto Mattarella per chiedere scusa a nome
della Repubblica. Su che cosa? Sul Vajont.
Ha fatto bene. Le vittime e i loro famigliari lo meritano. Ma
il mainstream non ha spiegato perché. Peccato perché si è persa ancora una
volta l’occasione di dire la verità su una disgrazia avvenuta nel 1963 per cause
umane sulle quali il clima e la natura non c’entrano niente. C’è un pudore
ormai anacronistico su questa storia. Le nuove generazioni meriterebbero invece
di conoscere con chiarezza come funziona la realtà. A mio avviso i giovani
potranno affrontare un mondo senza valori solo sapendo che esso è dominato da
calcoli e strategie irrispettose dell’ambiente e delle comunità locali in nome
dell’energia. Mi consola sapere che c’è almeno Pope Francis che lo dice
chiaramente nella sua enciclica Laudato sì’. E spero che la sua voce si levi
ancora più forte.
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