Solidità della narrazione titostagnea.
Paolo Mieli nella sua puntata sull’allunaggio Apollo11,
trasmessa da Rai 3 il venerdì pomeriggio, ha ricordato che per decenni una
maggioranza della pubblica opinione americana non ha ritenuto vero il racconto
della NASA sulla camminata lunare. Inoltre ha ricordato che nella
disputa televisiva tra i giornalisti Tito Stagno e Ruggiero Orlando che
caratterizzò quello storico momento, aveva ragione il secondo.
Si tratta di due affermazioni che annoto perché distoniche
rispetto al mainstream che ha caratterizzato la settimana. Essa infatti è stata
segnata da un omaggio corale al primato americano di cinquant’anni fa. E lo è
stato con una insistenza che mi è risultata piuttosto codina e noiosa. I media
nostrani infatti anziché usare l’occasione dell’anniversario semisecolare per
rivedere la comunicazione di allora e correggere i suoi errori, cosa questa che
avrebbe arricchito l’informazione su quell’evento emotivo di massa, l’ha
riproposta con anacronistico trionfalismo.
Non mi è chiaro a quale logica risponda questa scelta, certo
non risponde alla ricerca della verità. E a differenza di quanto si possa dire
per gli Stati Uniti, consolida presso l’opinione comune italiana l’idea che
quell’evento sia stato narrato con la trasparenza e l’obiettività che si devono
ad eventi così palesemente veri da non essere contestabili.
Penso si voglia sottrarre l’allunaggio del 1969 dal potenziale
catalogo delle fake news di regime per non destabilizzare un sentimento filoamericano
ormai storico e prezioso. Nella ipotesi che la UE staccasse definitivamente i
propri programmi spaziali dall’asse atlantista, cosa che ad oggi appare molto
probabile per la Francia, non avendo più la sponda british potrebbe darsi che Italia
e Germania guardino alla Cina, la quale è già allunata nella parte oscura della
luna insediandovi fior di strumentazione tecnologica senza tanto clamore.
La Cina del 2019 ha superato l’occidente sia nello spazio
che nella tecnologia e ciò offre serie occasioni di riposizionamento commerciale
con ricadute strategiche. Nel breve periodo questi nodi verranno al pettine con
la amministrazione Trump e una sua eventuale riconferma in secondo mandato
trasformerebbe “america first” in uno slogan non più compatibile col passato.
Queste, a mio avviso, sono le cose che stanno dietro il titostagnismo ipocrita
di questo cinquantennale.
Fly me to the Moon.
I was waiting for something extraordinary to happen, but as the years wasted on, nothing ever did unless I caused it. Charles Bukowsky.
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