La lettura del capitolo 5 de: SILLABARIO DI
GENETICA PER PRINCIPIANTI, di Guido Barbujani mi stimola alcuni approfondimenti ed annotazioni.
Mendel, il monaco sacerdote nonché
biologo e matematico al quale dobbiamo le leggi fondamentali della genetica, si
chiamava Johann ma è conosciuto col nome Georg attribuitogli dall’ordine
agostiniano cui appartenne.
Il monaco Georg dopo le scoperte la
formulazione delle sue teorie fu promosso abate e conseguentemente fu costretto,
non potendo occuparsi dell’orto, a sospendere gli esperimenti e abbandonare la
scienza.
Promoveatur ut amoveatur? L’idea mi
intriga.
Per il resto della sua vita dovette
dedicarsi al lavoro amministrativo. Negli ultimi dieci anni della sua vita da
abate dell’Abazia di Brno in Moravia dovette sostenere una dura vertenza
fiscale con l’amministrazione asburgica e morì a 61 anni senza aver mai versato
ciò che gli veniva contestato. Dopo tre anni l’Amministrazione viennese riconobbe
la ragione all’abazia e addirittura la risarcì. Ma egli in vita non ebbe né riconoscimento
né ragione.
Egli impostò un programma di
ricerca e sperimentazione che venne condotta in sette anni presso l’orto dell’abazia
di San Tommaso nei primi anni della sua vita di religioso. Precisamente tra il
1856 e il 1863. Dopo altri due anni dedicati alla elaborazione teorica dei dati
raccolti egli pubblicò nel 1866 Esperimenti sulla Ibridazione delle piante
e ne inviò una quarantina di copie a scienziati europei. Fu però completamente
ignorato alla sua epoca. Al punto che distrusse, in mancanza di un pubblico che
se ne interessasse, tutti suoi lavori sulle api.
Fu solo nel 1900 che vennero
riscoperte le sue leggi, quando venne dimostrato che egli ”…aveva scoperto una caratteristica generale degli organismi viventi e
non una stranezza delle piante di pisello.”
Barbujani non accenna minimamente
all’ipotesi del promoveatur ma ci mette in guardia dalle moderne manipolazioni
del marketing quando ci ricorda che: “le cose in biologia sono complesse. Chi dice
il contrario probabilmente sta cercando di venderci qualcosa.” (PG 138)
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Rari nantes in gurgite vasto
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