Una settimana dopo la monografia sullo stragismo uscita su Millennium
FQ pubblica un articolo di Gianni Barbacetto (sul numero di ieri, Domenica 20,
a pg 11) che ha carattere teorematico. Dopo l’elogio al Patto di Oblio celebrato
da MIELI nel suo ultimo libro, è meglio che mi prepari all’idea di
chiudere ogni ostilità mentale sui misteri d’Italia attestandomi sulla verità disponibile.
Vabbè.
Mi fa male allo stomaco ma mi auguro che ciò preceda un analogo epilogo sulla vicenda Moro, dove invece
la verità è oggi disponibile, ma non viene dichiarata perché il top
establishment nazionale non è sicuro della sua digeribilità. Mi viene in mente il Nicola Arigliano con la sua italianissima pubblicità del digestivo
Antonetto...
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“Basta con la retorica dei Misteri d’Italia”. Così parte
Barbacetto che si appella al pasoliniano “io so ma non ho le prove” per proporre
un modello di narrazione finale sulla vicenda delle trame nere. E con l’occasione
l’articolo presenta anche il suo libro su Piazza Fontana.
Il teorema in estrema sintesi è il seguente.
Noi sappiamo. Abbiamo indizi e prove: è stato un gruppo di
fascisti e filonazisti di Ordine Nuovo “ben conosciuto e ben collegato con
servizi segreti e apparati dello Stato”; oltre che con strutture di
intelligence USA. Cioè è stata la CIA che controllava i nostri servizi militari
i quali avevano innervato ON al proprio servizio. (ma quest’ultima è una
formulazione non polically correct…)
I nomi dei responsabili dello stragismo neofascista sono
Pino Rauti e Carlo Maria Maggi con Delfo Zorzi, Martino Siciliano, Massimiliano
Fachini e Marcello Soffiati. Questo per quanto riguarda il lato veneto di ON,
mentre il lato romano del neofascismo conduce a Stefano Delle Chiaie, (che è morto
il mese scorso).
I responsabili dello Stato sono l’Ammiraglio Eugenio Henke,
il generale Vito Miceli entrambi del SID e Gianadelio Maletti del controspionaggio,
con Antonio Labruna. A costoro vanno aggiunti il dirigente dell’Ufficio Affari
Riservati presso il Ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato con Elvio
Catenacci e Silvano Russomanno.
I responsabili polititici che avrebbero dovuto controllare
gli apparati sono Mariano Rumor. Emilio Colombo, Giulio Andreotti, Franco
Restivo, Luigi Gui e Mario Tanassi.
Fu messo in campo l’esercito senza divise e senza bandiere
di una guerra non ortodossa e psicologica prevista dai manuali di strategia
militare. Un prototipo di guerra asimmetrica che coinvolge cittadini inermi
quali vittime sacrificali di piani anticomunisti. La guerra fu condotta tra il
1969 e il 1980 caratterizzandosi per le seguenti stragi: Piazza Fontana, Gioia
Tauro, Peteano, Questura di MILANO, Piazza della Loggia a Brescia, Treno Italicus,
Stazione di Bologna e Rapido 904. Centocinquanta morti e seicento feriti.
Di questa serie Peteano, Bologna e Brescia hanno soluzione
processuale formalmente definitiva, ma incompleta; mancano ancora vari
mandanti, esecutori e complici.
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