Il Sole24ore ci prova anche oggi
con un articolo a quattro mani firmato Davide Colombo e Marco Rogari.
A quattro
mani il pianoforte libera molte più risorse armoniche. In particolare, di
solito, per i toni bassi della sinistra. E qui ne abbiamo conferma. Gran toni
bassi della sinistra. La Cgil non difende quota cento, lo lascia fare a Cisl e
Uil che, soprattutto in Veneto, hanno la base super leghista. Ma non si tratta
di tornare alla Fornero, spiegano i nostri due, è solo “un restyling nel corso
di una sperimentazione che andrà ad esaurimento”. Ed è giusto compatirli perché
è ovvio che uno che invece di essere mandato a lavorare da ragazzino ha avuto
la fortuna di studiare alla Bocconi non abbia la minima idea di cosa significa
il turno di notte in fonderia dopo i sessanta. O intonacare in piedi su un
cantiere edile.
Ma non è tanto questo che fa male a
chi ha fatto l’operaio come me, è piuttosto l’idea che quei soldi che verrebbero
risparmiati facendo lavorare un paio d’anni di più servano a pagare gli
interessi sui debiti fatti da quei politici che io non ho mai votato.
E questo invece è proprio il punto
di partenza dei nostri due eroi dell’informazione: “la caccia alle coperture della
manovra ci porta al dossier Quota 100”.
Se si ristruttura la previdenza per
generare risorse uno si aspetterebbe almeno che ciò servisse a ridestinare tali
risorse alla previdenza stessa con altre regole. Invece no, servono a pagare i
debiti degli altri.
Mi auguro che i politici “giallorossi”
che stanno a Roma capiscano quello che i giornalisti non dicono e cioè che se
attaccano quota cento attaccano soprattutto i veneti polentoni e “tasi mona”.
Quelli che da soli fanno più o meno un ottavo del PIL nazionale e lo fanno con
l’export, il turismo, che sono maestri della componentistica e producono vini
capaci di conquistare il mondo. E tutto questo lo fanno nonostante le sanzioni
della NATO, i dazi di Trump e l’incompetenza ostile dei burocrati.
E attaccare i veneti oggi è proprio
come martellarsi le parti sensibili per correre più in fretta.
Amen
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