Con una corrispondenza da New York Il Sole 24 Ore di Sabato
4 Gennaio, pubblicando una immagine di quella che si presume essere l’auto
fracassata su cui viaggiava Qassem Souleimani, descrive e commenta l’attacco
statunitense che mediante l’uso di un drone lo ha ucciso presso l’aeroporto di
Baghdad.
L’atto di guerra è chiaro, coglie il mondo in un momento di
forte tensione per il Medio Oriente, sfida l’Iran e mette in definitiva
difficoltà l’ala moderata della leadership iraniana guidata da Hassan Rouhani.
Ora nel clima di sbigottimento dell’opinione pubblica si determina un margine
sul quale impostare il mainstream e si punta sull’angoscia legata alla reazione
iraniana. I TG parlano della reazione interna del popolo iraniano attraverso
corrispondenze - pensa un po’ - dalla Turchia, e legano il tema alla situazione
libica.
Mi interessa l’approccio in particolare del Giornale di
Vicenza che avendo la base americana in casa quando scrive sa di comunicare ai
vicentini ma soprattutto agli americani. Anzi a volte comunica per loro. E
parte subito con l’annuncio relativo alla partenza di 700 parà; ovvero quei
militari che gestiranno il follow up dell’aggressione. Il commento arriva
domenica 5 con un fondo del caporedattore.
Il taglio è reso esplicito dal titolo: La guerra che soffia nelle basi vicentine.
“A premere il
grilletto sul drone americano è stato quel Donald Trump che fino a ieri
predicava il ritiro delle forze armate da fronti lontani (Afghanstan, Irak,
Siria) e che adesso ha dato l’Ok all’invio nell’area di altri 3500 soldati”.
L’inizio quindi è un attacco alla credibilità di Trump, il quale ha addirittura
un “atteggiamento fin qui indisponente”
verso gli alleati, “a cominciare dalla
sua concezione della NATO”. Però, scrive il redattore, il “curricuum sanguinoso di Soleimani”
giustifica anche Trump. Dopodiché, anziché spiegare il curriculum scrive che “chi imputa al presidente americano l’incoscienza
di fare esplodere la polveriera del medio oriente dimentica che quella
polveriera era già stata fatta esplodere dall’Iran” attraverso il medesimo
generale, il quale sarebbe colpevole, essendo “caro agli ayatollah”, di una serie impressionante di attentati e di
azioni assassine nei confronti dei "giovani iracheni che protestavano in piazza".
Come si vede la vittima viene trasformata in mostro anche
senza ricorrere come invece è stato fatto negli ultimi cinque anni per Assad, ai
bambini. Un passo avanti?
Il secondo attacco è per il nostro governo che siccome non
piace ai padroni industrialvicentini non può non essere fatto oggetto di
critiche. E questo anche se nelle ore in cui il redattore scrive nessun governo
al mondo ha ancora preso una decisione formale sulla crisi. Ma in questo caso per lui il nostro
governo ha solo detto poche parole “pilatesche
al di sotto del minimo sindacale”.
Infine arriva il vero messaggio, in cauda venenum: “…per quanto a Palazzo Chigi il nostro “Giuseppi”
sia tra i pochi a trovare simpatico Trump, sarebbe più importante capire se
ritiene che abbia così tanta ragione da fargli usare le basi vicentine”. Ossignore vuoi vedere che in nome dell'attacco a Trump, inviso al deep state e quindi ai generali delle basi, si arriva ad invocare gli slogan dei NO DAL MOLIN?
...
C’è proprio da chiedersi come mai mentre soffia il vento di guerra
sulle basi vicentine il Giornale di Vicenza attacchi Trump e Conte. La guerra
come abbiamo visto è, secondo il G di Vi, la conseguenza della polveriera fatta esplodere dall’Iran
e le basi in questione sono la Ederle e la Del Din, che non sono della NATO,
sono degli americani, quelli di cui Trump è presidente. E allora delle due l’una:
o è colpa di Trump o degli ayatollah.
E se Vicenza, dopo i bombardamenti della Serbia, dell’Afghanistan e dell’Irak, è per l’ennesima volta “cruciale nello scacchiere diplomatico internazionale” con la
conseguente esposizione al rischio di essere obiettivo della ritorsione iraniana ebbene non credo
proprio sia colpa di questo governo.