FQ del 7 Aprile ospita a pg. 13 un’opinione di Pino Arlacchi
sui rischi della crisi. Ne annoto le considerazioni principali.
Il rischio principale è quello di un assalto da parte della
finanza predatoria mondiale.
Imprese e commerci in crisi potrebbero diventare l’obiettivo
di una criminalità organizzata che pur non essendo codificata come tale è più
potente di Cosa Nostra.
Conglomerati bancari, hedge fund e mega fondi di
investimento se associati in un preciso gruppo di potere e coordinati con le
agenzie di rating possono guidare le mosse del tesoro USA e FMI. Una vera e
propria connection di figli di Troika secondo l’ironica e tragica definizione
di Arlacchi. Essa colpisce l’indebitamento verso i mercati esteri. L’unica arma
è la sovranità monetaria, in questo caso delegata alla BCE.
Essa opera sotto il falso nome di “mercati” ma in realtà
accumula profitti illegali. Lo abbiamo visto durante la crisi greca, quando
tale connection di banksters ha usato i prestiti avvelenati per indebitare
Atene e attaccare l’Unione Europea che ne ha saldato il conto. Altre vittime
sono state la Libia, l’Irlanda e il Venezuela la cui ricchezza nazionale è
stata ormai interamente depredata.
Ma attenzione, ci dice Arlacchi, la finanza internazionale
non è una Spectre. Non c’è una un’unica mente a guidarli e non serve parlare di
associazione a delinquere.
Le due maggiori società di rating sono istituti privati
americani e i tentativi di creare agenzie pubbliche vengono sistematicamente sventati
con le porte girevoli, ovvero i sistema mediante il quale ministri e tecnici
vengono tolti dai governi e inseriti nei Consigli di Amministrazione delle istituzioni
finanziare che poi spadroneggiano sui “mercati”.
Ora questo circolo di potere aspetta gli effetti del
declassamento dell’Italia per mangiarsela.
Ma Conte, dice Arlacchi, sembra aver mangiato la foglia e
con la sua opposizione all’indebitamento sconsiderato rifugge una politica che
infilerebbe l’Italia lungo la strada del fai da te con l’uscita dall’Eurozona.
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