Una delle letture più interessanti, nonché impegnative di questo periodo è certamente il romanzo
“MEMORIALE DELL’INGANNO”
edito da MONDADORI e fatto uscire nel Maggio scorso.
Si presenta come un romanzo scritto da tale J. Volpi
nel quale si narra un memoriale, una confessione, di un inganno.
Da quel che si capisce nella quarta di copertina l’autore
J. Volpi è l’ebreo newyorkese nato nel 1953 che ha fondato la JV Capital
Management dopo aver lavorato per J.P. Morgan occupandosi di derivati. Accusato
di frode, vive in luogo sconosciuto.
Ma è esattamente qui che comincia l’inganno, nella
quarta di copertina. Il lettore avveduto infatti comincia a capire che qualcosa
non quadra quando si legge il nome del traduttore, Bruno Arpaia il quale
traduce dallo spagnolo (Zafòn, Cercas ecc.). Ora
Se lo squalo di Wall Street J.LVolpi esistesse davvero
e scrivesse davvero il memoriale di un colossale inganno finanziario per
raccontare al mondo la verità lo farebbe certo in lingua inglese e allora
perché questa è una traduzione da spagnolo?
Ecco quindi la prima sfida del volume: chi l’ha
veramente scritto?
La lettera “J”, primo carattere del volume, come noto
non esiste nell’alfabeto italiano. Essa invece è fondamentale per l’alfabeto
spagnolo castigliano dove campeggia impronunciabile per un italiano. E’
impronunciabile perché richiede il suono gutturale tipicamente arabo che da
bambino producevo quando preparavo lo sputo. E di sberle ne ho prese più d’una
per imparare a non farlo mai.
Ebbene tale suono, “hota” in spagnolo e “gei” in
americano, da un lettore italiano verrà quasi sempre letto all’americana
associandolo facilmente a nomi come “gei pì morgan” o John Fitgerald Kennedy.
Quindi il lettore italiano, in assenza di sussidi esterni, difficilmente
arriverà a capire che in realtà si
tratta di Jorge (Giorgio) Volpi, scrittore messicano di gran talento, nato nel
1968 e da quindici anni in gran carriera letteraria. Questo giovane scrittore è
anche amico e collaboratore di Bruno Arpaia.
Il romanzo quindi porta il copyright di Jorge Volpi ed
era già uscito in lingua spagnola per i tipi di Alfaguara a Madrid nel 2014.
Per
capire qualcosa di più sull’autore ho consultato via internet l’archivio del
quotidiano spagnolo El Pais ricavandone informazioni interessanti su quello che
viene presentato fin dal 2000, nell’ambiente letterario ispanico, come un
promettente scrittore messicano, nato nel 1968, dal temperamento malinconico e
tendenze sinistrorse. Si tratta di un vero talento, uno che scrive con
precisione, efficacia e maestria.
“Il segno del nostro tempo è stato l’inganno, elevato
al massimo possibile, io ho fatto lo stesso”.
La recensione spagnola del suo ultimo libro Memorial
del engaῆo spiega che lo scrittore in questo romanzo ha creato una
macrometafora della Grande Bugia su più livelli dei quali il primo è la grande
bolla finanziaria che ci sta ancora ingannando e il secondo è dato dal fatto
che in questo romanzo è il narratore stesso a costituire un inganno per il
lettore. Non sarebbe la prima volta perché già nelle sua prima opera (in cerca
di Klingsor, Mondadori 2000) l’autore aveva usato il proprio nome per creare un
personaggio.
E’ esattamente così ed io aggiungo che è scritto (e
tradotto) così bene che il lettore preferirebbe che John Volpi esistesse
davvero così si potrebbe credere anche a tutto il resto: la bolla, i derivati,
Il Fondo Monetario Internazionale, J. M. Keynes e lo spionaggio sovietico.
In pratica il personaggio narratore del romanzo è John
Volpi mentre l’autore è Jorge Volpi, entrambi hanno il nome che comincia con la
lettera J la qual essendo il primo carattere impresso nella copertina del libro
ingenera fin da subito un inganno. Coerentemente col titolo.
Allo stesso modo J.P.Morgan e JV Capital Management
sono due grandi investitori in derivati uno esistente nella realtà e nella
fiction di Volpi, l’altro solo nella fiction. Ma anche qui si potrebbe notare
che l’acronimo JV esiste ed è usato nel mondo finanziario perché significa
Joint Venture ecc. Insomma l’intreccio, l’inganno, pervade l’intera opera e
presuppone la complicità del lettore. Non c’è inganno senza “buona fede” cioè
complicità di fatto, dell’ingannato. E questa è un po’ la filosofia di J.Volpi,
il quale a pagina 268 infatti scrive:” I mercati cospirano sempre contro i
deboli”. E non è un fatto oggettivo, ma interamente soggettivo: una
cospirazione, appunto.
Ora veniamo alla trama che è molto densa e complicata.
J. Volpi scrive la propria autobiografia da un luogo
segreto per evitare di fare la fine di Madoff e la manda alla più importante
agenzia letteraria. Essa viene pubblicata anche per aiutare le vittime dei suoi
crimini. Egli infatti, oltre che noto mecenate dell’opera lirica, è il creatore
di un fondo di investimento fallito nel 2008 truffando gli investitori per 15
milioni di dollari e, qualora catturato, passerebbe il resto della sua vita in
galera.
La ricerca del padre
La narrazione si snoda su più storie che si
intrecciano in ogni capitolo. La più importante di esse riguarda il lungo
lavoro di ricerca della vera identità biografica di suo padre Noah Volpi, morto
in circostanze dubbie nel 1953 lasciando incinta sua madre.
Tale ricerca, che
si svolge tra le carte degli archivi dei processi maccartisti, viene realizzata
soprattutto dalla giovane ricercatrice Leah Levitt che diventerà sua seconda
moglie. Essa si avvale nell’ultima parte di documentazioni ex sovietiche, che vengono
acquisite da Volpi corrompendo ambienti ex KGB durante l’era Elsin, e queste
carte aggiungono nuove verità alla storia dei processi Maccartisti del
dopoguerra americano.
Volpi è figlio di un funzionario del Tesoro che fu
assistente di Henry Dexter White, il principale interlocutore di John Mainard
Keynes negli anni che videro la nascita del Fondo Monetario Internazionale con
gli accordi di Bretton Woods. E a mano a mano che la storia si ricompone
mettendo a fuoco il loro ruolo negli anni dal ’34 al ’53 prende sempre più
consistenza l’accusa subita dal padre Noah Volpi assieme a molti altri dello
staff fino allo stesso Dexter White, di essere stati comunisti o comunque aver
spiato in favore della Unione Sovietica di Stalin.
La verità ovviamente emerge
alla fine in modo toccante.
Bretton Woods
Una seconda storia è dentro a quella della ricerca e
costituisce un giallo politico perché mette in rilievo lo scontro sotterraneo
tra White e Keynes sui principi e le premesse da dare alla futura architettura
della finanza mondiale. In quegli anni i comunisti, o meglio i sovietici erano
alleati da sfruttare non solo nella guerra contro nazismo e fascismo, ma anche
nelle manovre tattiche per le trattative di Bretton Woods (1946). E si scopre
che i sovietici erano tutt’altro che sprovveduti.
Questa parte del romanzo, che è di fatto
storiografica, è molto suggestiva per chi ama la storia economica ed è molto
difficile capire se è vera o finta, perché è certamente verosimile.
il manoscritto autobiografico.
Dev’essere stato scritto nel 2010 per finire sul
tavolo dell’agente letterario nell’Aprile 2011. L’agente letterario è tale A.W.
nel romanzo, iniziali che potrebbero corrispondere a Andrew White, noto agente
reale anche di Jorge Volpi.
Tra l’Aprile 2011 e Dicembre 2012 il manoscritto è
stato consegnato alle autorità come elemento utile per la cattura di JV in
quanto criminale finanziario. Il giudice federale stabilì che il manoscritto
era da considerarsi parte del patrimonio Volpi e pertanto poteva essere
sequestrato per risarcire le vittime. Un successivo accordo tra la seconda
moglie e la figlia di Volpi ha quindi permesso che i prevedibili diritti
editoriali venissero utilizzare per finanziare il fondo per il risarcimento ai
danneggiati.
La grande truffa
La storia più gettonata
tra quelle contenute nel romanzo riguarda il crack finanziario globale. Varie
recensioni e presentazioni (molte delle quali su you Tube)
https://youtu.be/AYyqNzESI2U
insistono su questa parte come contenuto narrativo
principale. Ebbene essa è certamente quella che richiama di più il grande
pubblico dei best sellers, ma è anche la più complicata. Infatti i vari
episodi, capitolo per capitolo, vengono porti al lettore assieme a contenuti
glamour per speziare il piacere della lettura. Ma in questo modo si finisce per
seguire di più il cinismo e l’erotismo del protagonista anziché l’evoluzione
finanziaria.
Ad un certo punto infatti Volpi inserisce la storia di Charles
Ponzi, autore dello schema omonimo, considerato il più grande schema di truffa
finanziaria nella storia finanziaria.
Chi conosce quello schema si fa subito un’idea del
tipo di truffa ideata e realizzata, in termini enormemente più complicati, da
Volpi. Si crea un fondo di investimento che garantisce rendimenti immediati e a
tassi più alti del mercato innescando una catena di adesioni che si
autoalimenta. Ma il denaro che entra non viene investito, viene usato per
pagare gli interessi degli investitori precedenti. Il gioco funziona fintantoché
la base aderente si allarga apportando incassi maggiori rispetto agli interessi
realmente pagati.
Nel caso di Ponzi questo durò fino al 1934, quando il
Boston Post pubblicò una celebre analisi finanziaria che dimostrava
l’insostenibilità dei profitti dichiarati. L’impossibilità di ripagare tutti
gli investitori condusse rapidamente al fallimento. Ma quella truffa fece
chiudere non più di cinque banche per un totale di 225 milioni di dollari e
Ponzi se la cavò con cinque anni, mentre Madoff si è preso centocinquant’anni
dopo aver frodato 65 miliardi di dollari.
Quindi è evidente che l’accostamento
tra la crisi globale del 2008 e Ponzi può essere solo simbolica. Ed è
altrettanto evidente che spiegare questa è molto più complicato…
Fin dall’università Volpi elabora una visone alla Milton
Fridman e si avvia alla carriera finanzaria di Wall Street. Dopo aver lavorato
alla J.P. Morgan viene scelto dalla Long-Term Capital Management. Tale esperienza
lo colloca a pieno titolo nella elite finanziaria arrivista e spregiudicata che nei primi anni
90 inventa la “Permuta di Inadempienze Creditizie” (pg 113), nascono I Cds o
Credit Default Swaps.
Da lì arrivare al 2008 passando per l’undici settembre, Bush
e i subprime è tutto un volo, una lettura fantastica, che insegna a guardare
con distacco all’ipercapitalismo finanziario della nostra era.
Ottima lettura, a volte impegnativa, a volte
emozionante, resa possibile dalla eccellenza di un autore e di un traduttore degni
di nota.
Vai lettore smaliziato, lasciati ingannare. E’ questo
il senso moderno del romanzo…