Cento anni fa, in queste settimane di Luglio/agosto, la
situazione al fronte tra lo Stelvio e la Carnia era relativamente calma e sull’altopiano
Frescura annota nel suo diario aspetti ironici dei superiori.
In particolare se la prende con un capitano di grossa stazza
che lui chiama Tartarin il quale, col suo italiano militaresco e fortemente
venetizzato, tiene conferenze di addestramento.
4 Agosto
“Oggi, in piazza d’armi,
egli ha sguainato la sciabola, che nessuno porta più perché è diventata un
arnese inutile e decorativo per le retrovie. Ha dato un formidabile <<attenti!>>
e quindi ci ha annunciato le sue teorie tattiche con veneta dolcezza:
… Fare atensione!
Quando suonerò il fischieto voi vi metterete in ordine sparso … caminare curvi
per evitare di scoprirsi se no il nemico ci fulmina tuti! ... quando suonerò
due fischi Frrrrrrit! Frrrrrit! Alt! Piombare a terra! Also, seicento metri! Puntare
bene! Nel combatimento non si devono sprecare cartuce! Ogni colpo dev’essere un
uomo morto… “
…”faremo un piccolo
asalto a la baioneta che è l’arma italiana … Andare adagio perché io devo esere
sempre in testa a tuti! Al mio grido di : ala baioneta! Rispondere con un forte
urlo: Savoia! …”
Frescura scrive varie pagine con vari aneddoti, tutti di
questo tenore. Ricordarli oggi è significativo.
Si vede da queste istruzioni
quale fosse la vera concezione di Cadorna: la battaglia manovrata esiste solo in
teoria, la pratica invece esige l’urto frontale della più gran massa di uomini.
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