Centoquarant’anni fa, nella notte tra il 24 e il 25 Agosto
1875, dopo 21 ore e 45 minuti di nuoto il capitano di Marina Matthew Webb posò
i piedi nella sabbia di Calais. Era partito da Dover, in Inghilterra, il giorno
precedente.
Egli era così riuscito in una impresa mai realizzata prima
fiaccando vari tentativi tra i quali quelli effettuati da lui stesso. In
particolare aveva fallito due settimane prima quando, su una rotta diversa, le
correnti lo avevano deviato di quasi dieci miglia, inducendolo a rinunciare. Ma
questa volta con uno studio delle correnti realizzò la traversata grazie ad una
grande zeta: nuotò prima verso est, poi a meridione e quindi ancora ad est.
Aveva capito che non era solo un problema di forza fisica. Bracciate lente e
poderose, testa ben fuori dall’acqua. Questa volta le correnti le aveva
sfruttate lui.
Aveva 27 anni e per preparare l’impresa si era allenato
duramente, anche risalendo il Tamigi per 21 miglia. Seguiva una dieta: no tè,
no caffè, no alcool. Mangiava molta carne grassa, che prendeva con insalata due
volte al giorno. A letto presto, vita all’aria aperta.
L’impresa venne commentata come un fatto ricco di senso e non
solo sportivo, ma addirittura antropologico ed ebbe molta notorietà. Webb
ricevette premi e riconoscimenti, sia francesi che inglesi anche in denaro, ma
per guadagnarsi la vita negli anni successivi dovette andare in America ad
insegnare nuoto.
Egli morì “sul lavoro” otto anni dopo tentando un nuovo record:
le cascate del Niagara. Nessuno era mai riuscito a nuotare tra le furiose rapide
di Whirpool ed anche lui, l‘eroe della Manica, dovette soccombere dopo otto
minuti di lotta impari. Il suo corpo venne ripescato dopo diversi giorni di
ricerca.
Solo nel 1934 la traversata a nuoto da Dover a Calais realizzata
dal londinese Edward Temme migliorò il suo record. A tutt’oggi il record
appartiene all’australiano Trent Grimsey il quale tre anni orsono ha saputo
realizzare la traversata in solitaria, senza assistenza, in sole sei ore e 55
minuti.
La storia, si sa, è spietata e rovescia le cronache. Oggi la traversata
della Manica si può fare in un’ora e 55 minuti senza nuotare. Ma è solo un
miraggio per migliaia di persone che, provenienti dall’Africa, tentano di
raggiungere ogni giorno l’Inghilterra dalla Francia. Il senso è inverso e anzi,
per chi ci muore, il senso non c’è proprio.
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