Prosegue la campagna interventista in Libia secondo il timing
prudente scelto da Renzi. Dietro c’è un gran conflitto tra multinazionali
energetiche. E la ministra Guidi (sviluppo economico) ne fa le spese.
Francia e soprattutto Inghilterra, che ha forzato la mano
organizzando uno sbarco tripolitano, ovviamente premono per l’insediamento del
governo di Serraj. Tale governo è stato preconfezionato in sede ONU in senso filo-occidentale.
Si vuole insediarlo in fretta per poi fargli richiedere l’aiuto militare della
forza internazionale guidata dall’Italia, la quale dovrà tenere buone le tribù.
L’Ottica di prospettiva ovviamente è quella di stabilizzare lo scenario libico
per assicurare il nuovo quadro di forniture energetiche.
Il pericolo islamista, ovvero lo spauracchio su cui fondare
ogni retorica interventista, viene continuamente sostenuto dai media dopo i fatti di Bruxelles. E con esso procede
pure il processo di centralizzazione a leadership francese presso la UE delle
varie intelligence.
L’ENI del dopo Scaroni, che ha chiuso in perdita l’esercizio
2015, è preoccupata e cerca nuovi spazi su altre sponde ad esempio il Brasile
ove ha grandi possedimenti non sfruttati. Perciò ci ha provato
sputtanando Lula grazie ad un magistrato solerte, ma il vero obiettivo di questa campagna era la
caduta di Dilma Rousseff per instaurare un nuovo governo centrale in Brasile,
magari insediando un amico e rinegoziare il regime di concessioni estrattive in
modo tale da rovesciare i rapporti di forza ENI/PETROBRAS. Ma sembra che Dilma
sia tenace. Vedremo.
L’ENI inoltre corre il rischio di subire un’onta in casa con
il referendum antitrivelle che, promosso da importanti Regioni italiane, ridurrebbe
le sue potenzialità sulle riserve italiane. E soprattutto ridurrebbe il suo
potere di lobbing sul governo centrale moltiplicando gli interlocutori per le
concessioni. Prodi, uomo dell’ENI per eccellenza, ha lasciato trapelare la sua
preoccupazione e il conseguente invito a votare NO.
Ma si tratta di un assist poco efficace perché
contraddice e confonde l’indicazione del partito da lui stesso creato, il PD,
oggi in mano a Renzi, il quale invece punta sul mancato raggiungimento del quorum elettorale.
Insomma il clima si surriscalda. E' proprio vero che non ci sono più le mezze stagioni...
Non a caso è uscito in settimana il libro anti ENI di Andrea
Greco e Giuseppe Oddo, edito da Chiarelettere “LO STATO PARALLELO”.
Un bel pasticcio all’italiana con spezie nordafricane.
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