Gli
strateghi della comunicazione post-truth inaugurano oggi le balle del nuovo
anno. Sono due: il rinascimento industriale e il pericolo cinese.
1 - Il
fondo del Giornale di Vicenza di oggi sì conclude con auspici sopra le righe,
tipo: se il governo continuerà sulla linea Renzi (ovvero gli incentivi Industria
4.0) avremo benefici a breve per la ripresa degli investimenti industriali e,
questa è proprio buona, modelli aziendali senza conflitti con giovani assunti.
Insomma ottimismo a volontà. E’ la post-democrazia di Colin Crouch, la post
verità di Ralph Keyes o, più semplicemente, il nuovo corso servile di Confindustria?
Ai miei
tempi, operaio sindacalista, la Confindustria trattava il governo con aria
padronale; ricordo un Pietro Marzotto tanto duro coi sindacati quanto sferzante
coi governi dell’epoca. Li svergognava per i loro irresponsabili indebitamenti,
accusava la politica di codardia remissiva nel confronti dei sindacati e delle clientele.
Confindustria in pratica ieri insegnava al governo a “stare al mondo”, mentre oggi lo lecca smorfiosamente, gli regge il moccolo amplificando le sue stesse balle.
Confindustria in pratica ieri insegnava al governo a “stare al mondo”, mentre oggi lo lecca smorfiosamente, gli regge il moccolo amplificando le sue stesse balle.
Non so, sarà perché ha bisogno che il governo gli salvi il sole 24 Ore che è inondato dai debiti e sta morendo. Sarà perché è immanente l’emergenza referendum anti Jobs Act, una prospettiva che mette in crisi la possibilità di poter finalmente precarizzare tutto il sistema industriale italiano, fatto sta che Confindustria, come le stagioni, non è più quella di una volta, è diventata lo zerbino dei governi renziani. E’ l’unica organizzazione datoriale che fa finta che la sonora sconfitta referendaria non sia mai avvenuta. E blatera di pace sociale coi sindacati.
Sarà,
ma è con gli operai che bisogna andare d’accordo, perché sono proprio loro
quelli che votano NO. Sarà, ma è la verità che bisogna dire affinché il mondo
del lavoro industriale ti creda. Le balle possono servire a contenere i danni
di un rimbalzo borsistico, possono, forse, prevenire il panico difronte alla
catastrofe, ma non ti danno la pace in fabbrica. Al contrario, generano
ingovernabilità.
Oggi le imprese si riempiono di laureati precari, ingegneri capaci di dominare un software impallato, di leggere egregiamente istruzioni in inglese, ma incapaci di scrivere una semplice lettera commerciale senza fare errori ridicoli. Le merci vengono movimentate da imprese esterne di facchinaggio dove ci sono immigrati di ogni tipo, compresi ingegneri e medici che vengono messi a rincorrere i carrelli e spingere il pallet dalla mattina alla sera. Il risultato è che i laureati sono convinti di poter diventare tutti amministratori delegati e instaurano un clima di competizione estrema senza regole e senza rispetto personale. Dal canto loro gli immigrati se anche vedono un impianto che si sta rompendo si girano dall’altra parte. E non c’è sicurezza, c’è solo lo stress, ci sono gli infortuni con i morti ecc.
Modelli aziendali senza
conflitti? Tutt’al più si potrà considerare ridimensionato il vecchio modello
di conflitto, quello caratterizzato dagli scioperi e i picchettaggi, ma abbiamo
quelli nuovi, le class actions, i boicottaggi, la slealtà o peggio, lo
spionaggio industriale ecc. Auguri! Pensano che la conflittualità futura sia
dominabile grazie all’abolizione della reintegra? NO, penso proprio che ne
vedremo delle belle. Anzi delle balle. Balle 4.0
2
- Le terro-news dominano l’informazione mainstreaming.
L’occidente ha creato, istruito e armato l’ISIS per creare l’ambiente ottimale ww3.
E ora diffonde sistematicamente messaggi emozionali di insicurezza. E’ il
post-truth mainstreaming. L’emotività della gente comune è la nuova risorsa strategica
dei manipolatori d’opinione. La verità non conta niente, conta la gestione
emotiva della notizia. Il target della nuova comunicazione non è la persona umana
nella sua interezza, ma il suo atteggiamento psicosociale. Quello rilevabile dai
sondaggi. E i pianificatori di guerra programmano gli atteggiamenti della
opinione pubblica. Ieri Obama ci voleva contro Putin e a favore degli ucraini.
Contro Assad si spacciavano i terroristi (esattamente quelli di ISIS) per “ribelli”
come se il popolo comprasse i kalashnikov per chiedere la democrazia. Ora che
Assad e Putin hanno vinto si vede bene che erano solo balle, ma non si permette,
non si dà il tempo affinché l’informazione venga metabolizzata e si impari la lezione,
si usano nuove terro-news per creare nuovi nemici.
Oggi c’è Donald Trump che
vuole la pace con Putin e la guerra coi cinesi. Ecco quindi che il terrorista di
Istambul diventa cinese. Anzi no, scusate, viene da quella parte del nordovest
cinese che è di religione musulmana.
E tutto
questo non lo dicono dei mostri cattivi. Lo dice (assieme a tanti altri giornaloni) il Giornale di Vicenza il quale,
forse un po’ noioso, è ancora l’insostituibile voce dominante in ogni bar sport
della provincia.
I miei amici, calice di lugana alla mano, lo chiamano “el busiaro de Vicensa” ma tornano a casa
convinti che se i sindacati stà boni e se stanghemo i cinesi, forse possiamo
ancora farcela.
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Journalistic infornation of the year 2017 starts in Italy under the sign of post-truth. They said we will have an industrial renaissance but it's just illusion; they said we'll have to fight against chinese new threats, including terror, but it's just propaganda. The truth is just a new opportunistic scenery alignment of the media system.
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