Il 21 dicembre 1967 il settimanale londinese The Economist
pubblicò un articolo che descriveva e commentava le occupazioni studentesche
italiane. I nuovi fermenti e le nuove rivendicazioni venivano percepiti
come un problema, si pensavano premonizioni distruttive e gli studi di
Fasanella e Grippo dimostrano oggi come nei livelli occulti del potere
britannico si pensava di infiltrare il movimento per scatenare la repressione.
Ciò che avverrà negli anni successivi, quelli di piombo.
Paradossalmente invece la Chiesa Cattolica nella sua nuova componente conciliare si aprì, non senza difficoltà of course, e si tuffò nella nova domanda di pace e amore cercando di portarvi la fede. Da lì viene ad esempio la teologia della liberazione: tra cristianesimo e rivoluzione non c’è contraddizione. Questo si diceva in America Latina con le vene aperte. E quel grido di libertà veniva soffocato dall’imperialismo multinazionale che metteva gli elettrodi sui testicoli dei giovani. E ci furono tante grida soffocate, ma i torturatori non sono ancora passati. No pasaran. Hanno ucciso Che Guevara, ma Fidel è morto comunista in una Cuba ancora libera di scegliersi il destino e a quanto pare è ancora comunista. Toh! Può darsi che i cubani si sbaglino, può darsi che girino ancora con le auto degli anni sessanta, ma sono ancora loro a decidere. E questo è quello che conta.
Paradossalmente invece la Chiesa Cattolica nella sua nuova componente conciliare si aprì, non senza difficoltà of course, e si tuffò nella nova domanda di pace e amore cercando di portarvi la fede. Da lì viene ad esempio la teologia della liberazione: tra cristianesimo e rivoluzione non c’è contraddizione. Questo si diceva in America Latina con le vene aperte. E quel grido di libertà veniva soffocato dall’imperialismo multinazionale che metteva gli elettrodi sui testicoli dei giovani. E ci furono tante grida soffocate, ma i torturatori non sono ancora passati. No pasaran. Hanno ucciso Che Guevara, ma Fidel è morto comunista in una Cuba ancora libera di scegliersi il destino e a quanto pare è ancora comunista. Toh! Può darsi che i cubani si sbaglino, può darsi che girino ancora con le auto degli anni sessanta, ma sono ancora loro a decidere. E questo è quello che conta.
Il film
in ginocchio da te con Morandi/Efrikian, tratto dalla canzone omonima di
Migliacci e Zambrini era in auge quando i Beatles arrivarono per la prima volta
a Milano. Nel film si vedono Napoli, Posillipo e il pontile nord dell’Italsider
di Bagnoli, oggi area pedonale. Il soggetto è uno stereotipo
italo-amoroso-benpensante di una Italia ricostruita e rilanciata sul piano
internazionale che vuole esportare la propria immagine, anche di potenza
industriale. Ma quell’Italia non capiva e non voleva contaminazioni da
beatlesmania.
Valerio Mattioli in SUPERONDA, un ottimo libro sulla nostra
musica di quegli anni, coglie perfettamente, a mio avviso, lo spirito del tempo
(1964). Egli scrive:
“Al paventato pericolo
rosso proveniente dall’Est, si andava sostituendo una minaccia più subdola e
forse per questo ancora più insidiosa, perché riguardava i costumi, i rapporti
di genere, le relazioni internazionali. Dietro quegli sbarazzini yeah yeah yeah
non era difficile intravvedere una potenziale carica eversiva comportamentale e
sessuale.” (pg 120)
Si coglieva l’attacco al modello Sanremo e si temeva la
destabilizzazione di quella relativa stabilità che la generazione delle due
guerre aveva finalmente trovato. Lo Shake: FIGURE CHE SI MUOVONO IN UN GIOCO FATTO
SOLO DI LUCI E MUSICA. Il beat si diffuse lentamente solo a partire dal 1966
con la radiofonia giovanile, il Piper e le sue imitazioni, ma non va
dimenticato il contributo di Radio Monte Carlo, emittente d’oltreconfine. Le
cantine però erano già partite a scimmiottare Beatles e Rolling Stones. Era
però un beat fatto in casa, all’italiana che poteva apparire parodistico. In
proposito Riccardo Bertoncelli coniò l’appellativo “bitt” che coglie il tono
casereccio e un po’ impacciato col quale venne da noi colta la nuova creatività
giovanile. Ma venne e si impresse per sempre nella nuova generazione.
Nota: Raffaele Favero, batterista dei Profeti, andò in
oriente con un gruppo di seguaci. Pakistan, India e Afghanistan ov’egli si
stabilì. Raggranellava qualche soldino come corrispondente de L’Ora. Si
convertì all’islam e si integrò tra i Pashtun. Si arruolò nei mujaheddin contro
l’invasione sovietica e morì nel 1983 (incidente d’auto).
La canzone 29 settembre (1967), di Mogol Battisti cantata
dagli Equipe 84 ovvero il complesso più italo/sessantottino dell’epoca, narra
un adulterio su melodia ondivaga e priva di ritornello… come se non si volesse
rifarlo, ma alla fine vince l’amore e la musica non ha finale. Si disperde nel
futuro.
Gli Equipe ’84 aprirono un negozio Beat a Milano, in via
Solferino conservando l’insegna che diceva “drogheria” per non perdere il
doppio senso. Imitavano l’idea della Apple, all’italiana. Però gli interni
erano decorati da Guido CREPAX con una estetica erotico-onirica di qualità. Poi
Vandelli comprò una villetta in stile liberty sempre a Milano in via Bodoni,
dove prese vita una comune con porta sempre aperta e conigli bianchi in
giardino. Quel posto ospitò Jimi Hendrix, Keith Richard e Andy Warhol. Libertà
sessuale e sballo creativo. La cosa durò fintantoché Alfio Cantarella, il
batterista del gruppo, venne condannato ad un anno e mezzo di carcere per
droga. Il gruppo si sciolse e Franco Ceccarelli, il chitarrista, si ritirò a
Kabul. Fino al 1971.
Sono esempi di come il sessantotto, che aveva visto i
Beatles stabilirsi per alcuni mesi in India a Risikesh per imparare ad usare la
meditazione come nuova fonte ispirativa, sia stato pervasivo in tutta la
generazione senza limiti nazionali.
In Italia l’apertura al modello hippy non è mai avvenuta
alla grande, l’estabishment (RAI, case discografiche, Sanremo ecc.) ha aperto
le porte in ritardo e solo parzialmente ma la trasformazione dei comportamenti
giovanili si è fatta strada da sola nelle cantine prima e nelle piazze poi. Il
sessantotto è stato un’onda più forte delle difese disponibili al sistema
conservatore dell’epoca.
Fu una specie di tsunami selettivo: spazzò via vecchi
pregiudizi e vecchi divieti ma lanciò i valori della pace, la libertà, i
diritti, l’arte, la musica e l’amore. Oggi il mondo della generazione
sessantottina e post-sessantottina è pieno di problemi e la guerra, la fame,
l’oppressione esistono ancora, vorrei vedere, ma si sta meglio di prima e se
l’attacco orwelliano è molto forte, ebbene esso non ha ancora vinto. Perché ci
siamo noi. Quelli del sessantotto. I nostri omologhi americani vinsero la
battaglia ideale contro la guerra perché fu mostrata a tutti la verità della
condizione militare in Viet Nam.
Da allora il regime orwelliano investe miliardi di dollari per evitare che l’opinione pubblica sappia la verità delle guerre che fa. Ma noi lo sappiamo com’è e non ci siamo cascati in Irak, in Afghanistan. Sono guerre che non volgiamo e ci stanno antipatiche e con noi l’intera opinione pubblica che ha riempito l’Italia delle bandere della PACE. Certo, i nostri figli hanno dovuto affrontare la contro-ondata edonista reaganiana degli anni ottanta e ora vivono e lavorano nella società berlusconizzata in presenza di un tentativo persistente di banalizzare e mercificare quei valori in nome del consumo, ma sono liberi, istruiti e ambiziosi. Vogliono vincere, e vinceranno. Useranno le tecnologie contro il sistema. Avranno il futuro nei loro occhi. Perché noi glieli abbiamo aperti…
Da allora il regime orwelliano investe miliardi di dollari per evitare che l’opinione pubblica sappia la verità delle guerre che fa. Ma noi lo sappiamo com’è e non ci siamo cascati in Irak, in Afghanistan. Sono guerre che non volgiamo e ci stanno antipatiche e con noi l’intera opinione pubblica che ha riempito l’Italia delle bandere della PACE. Certo, i nostri figli hanno dovuto affrontare la contro-ondata edonista reaganiana degli anni ottanta e ora vivono e lavorano nella società berlusconizzata in presenza di un tentativo persistente di banalizzare e mercificare quei valori in nome del consumo, ma sono liberi, istruiti e ambiziosi. Vogliono vincere, e vinceranno. Useranno le tecnologie contro il sistema. Avranno il futuro nei loro occhi. Perché noi glieli abbiamo aperti…
Benvenuto anno nuovo. Benvenuto sessantotto.
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