FQ dà conto nella pagina 10, che è dedicata alla politica,
della crisi del quotidiano La Repubblica. Essa patirà a marzo p.v. e comporterà
un taglio degli stipendi e una deriva pericolosa verso una ristrutturazione
pesante od una chiusura. In pratica il giornale che si era innamorato di Matteo
Renzi affonderà assieme a costui medesimo.
Mario Calabresi però se ne andrà prima che quest’agonia
inizi ufficialmente. Si parla infatti di una sua sostituzione con Verdelli
(Claudio) dalla RAI.
Il direttore Mario Calabresi, come tutti sanno, è il figlio
illustre di Luigi. Costui fu quel funzionario di polizia politica che negli
anni caldi della nostra repubblica (‘68 – ‘72) salì alla notorietà per essere
stato considerato dalla sinistra sessantottina come l’assassino dell’anarchico
Pinelli che cadde dalla finestra della questura a Milano. Lotta Continua, organizzazione
rivoluzionaria di estrema sinistra diretta da Sofri e Pietrostefani e
infiltrata dall’informatore Como, fece all’epoca il lavoro sporco di
eliminarlo. L’eliminazione di Luigi Calabresi serviva allo Stato per proteggere
alcuni segreti militari da costui scoperti nell’ambito delle indagini sulla
strage di Piazza Fontana e la morte di Feltrinelli. Probabilmente si trattava
dell’ubicazione di un Nasco (deposito segreto di esplosivi NATO) utilizzato
illegalmente dai neofascisti padovani. Sta di fatto che con quell’omicidio LC
fu usata e manipolata dal servizio segreto militare per fermare l’inchiesta. E
Luigi Calabresi divenne una vittima del terrorismo. Ma si tratta anche qui,
come in centinaia di altri casi, di una vittima di quel terrorismo che fu più o
meno inconsapevole della propria complicità con lo Stato.
La Repubblica Italiana con i suoi presidenti da Cossiga a
Napolitano ha cercato di lavarsi la coscienza aiutando i famigliari delle
vittime. Mario Calabresi, che ha doti ragguardevoli di scrittore, divenne
direttore di importanti quotidiani italiani.
Oggi, in questi tempi bui, il giornalismo di carta stampata
si trova in cattivissime acque e rischia il naufragio. Occorre far lasciare la
nave in tempo ai passeggeri illustri.
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